Nell’eremo dorato che ha appena accolto la Coppa Spengler va in onda il World Economic Forum (Wef). I due eventi per cui Davos è conosciuta nel mondo sono in realtà due fiction apprezzate da un pubblico di nicchia, ma ricchissimo. L’hockey della Spengler sta a quello vero come Topolino a Rashkolnikov: una festa frivola dove tutti bevono, evitano i check e parlano d’altro. Proprio come il Forum, che per inciso ha aperto la festa con una parata di star dello spettacolo che neanche Cannes.
In ambedue le kermesse ci sono sempre grandi star annoiate e gigione, per vedere le quali si devono sborsare somme cospicue; senza prevendita non si entra e chi si azzarda a fare il portoghese viene scacciato in malo modo. Si sfoderano pellicce e smoking, si esibiscono brochure apologetiche sul merchandising dell’hockey moderno e sul merchandising della pelle umana. Allenatori e relatori sorridono beati tra una partita e un convegno, tra uno sciampagnino e un sushi.
I giornalisti, con tanto di accredito a tracolla come un campanaccio da mucche, pascolano, approvano, si inginocchiano e ringraziano. Le due sagre delle élite sono diventate ormai tradizione e non poteva esserci posto migliore di un villaggio ridente nelle Alpi dell’agiata Svizzera, che con la sua neutralità garantisce lo spettacolo e la sua sicurezza.
Il tutto si svolge all’insegna del non cambiare niente per cambiare tutto, per fare in modo
che l’hockey si levi la brutalità e diventi accettabile anche ai bambini (i clienti del futuro) e per confermare che solo l’economia può produrre ricchezza anche nella Quarta Rivoluzione Industriale che, come ha annunciato un tale in apertura del Forum, non si sa se felice o preoccupato della cosa, produrrà milioni di disoccupati. Chiaro, le risorse saranno distribuite in modo diseguale: mille sacchi per ogni ricco epulone, un sacco per mille denutriti. Ma chi se ne importa? Alla Spengler, per far posto alle star assoldate per l’occasione, stanno in panchina quei giocatori che si fanno il mazzo tutto l’anno; al Forum stanno fuori i pezzenti dell’umanità. Davos è Davos, bellezze.
Proposta, però. E se si organizzassero due Specials Events anche ad Ambrì? È pur sempre nelle Alpi svizzere, no? Si potrebbe mettere in piedi una specie di Dismaland, con la gloriosa linea ferroviaria del Gottardo che sparisce nel secondo tubo digerente autostradale e la squadra di hockey al completo che fa il ghiaccio con la canna dell’acqua in mezzo alla campagna. All’ordinato pubblico che accorrerà verrebbero offerti i seguenti gadget: ai bambini una fetta di panettone del Tavolino Magico, alle mamme fustini di detersivo discount e ai maschi l’agendina Banca Stato del 1953. Ospiti d’onore, Bruno Genuizzi per l’hockey e Stefano Franscini (in ologramma) per l’economia. Se accettasse di suonare il Pervi, saremmo a tetto. Altro che Spengler e Wef.
Postille
A- 62 miliardari detengono ricchezze tanto quanto la metà più povera del pianeta.
B – Forza Ambrì.
gene
gennaio 2016

Una replica a “Davos Mundial”
secondo vagito del neonato
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