Nel Giorno della Memoria, bisogna ricordarsi anche che molti ebrei che fuggivano dalla
guerra trovarono rifugio in Svizzera. Ma venivano privati dei loro averi, per compensare le spese che la Confederazione sosteneva per accoglierli – per non parlare dell’oro rubato dai nazisti e custodito nelle nostre banche, una questione che ha fatto vergognare noi che siamo nati a guerra finita da un pezzo.
Una pratica da predatori ancora in uso in questi giorni dolenti, solo che ad essere “alleggeriti” sono i migranti che fuggono da Siria, Eritrea, Irak, Afghanistan, Nigeria o da altre terre devastate da guerra e fame. In questi giorni, nazioni evolute come la Danimarca, la Germania (ah, che riflusso) e la Svezia hanno deciso di sequestrare i pochi soldi dei rifugiati, frugando nelle loro tasche in modo abbietto.
Questa marea di umani non ha più niente, scappa dalla sua terra imbarcandosi in odissee senza fine e pagando ogni farabutto che gli taglia la strada. L’Europa, ultima tra i profittatori, sta facendo la stessa cosa, derubando del poco che non è stato ancora rubato da altri. La Svizzera non è da meno e forte delle legge confisca il misero portamonete di questi fratelli flagellati dalla malasorte, giustificando il miserabile atto con la storia dei costi sopportati.
Proprio come succedeva prima e durante la Seconda Guerra Mondiale. È facile vergognarsi per le malefatte di ieri, meno conveniente è farlo oggi. Eppure il nesso tra le due ere di rapina e sopraffazione è lampante: la guerra, ieri qua, oggi là. E seguendo questo nesso, le nostre avanzate democrazie si comportano nello stesso modo abbietto, come se da settant’anni non fosse cambiato nulla.
La nostra legge è un’ingiustizia per i migranti, che sono i meno responsabili e i più bisognosi. Aggiungere questa Memoria al dolore di questo Giorno e pensare alla vergogna che proveremo tra cent’anni.
gene
Postilla
Una società fondata sul denaro è un mostro
