tuttologia in direzione contraria

La ragazza siriana

Quando un’avventura comincia non sai mai. Questa è cominciata con l’incontro della scuolaclasse. Tra i ragazzi e le ragazze, una siriana, che se non l’avesse detto avrei pensato fosse di Brione o Giornico. In pausa parliamo un po’, le chiedo quando è arrivata qui. Tre anni, dice. È riservata, forse timida, o forse è solamente ben educata. Alla parola guerra, sgrana gli occhi e poi alza le spalle. Sì, qui sto bene, ho fiducia. Siamo rientrati in aula e sono stato attento a lei più che agli altri allievi. Davanti a sé il classificatore, i fogli, il libro e la penna, il capo sempre rivolto a chi prende la parola. Ora gli occhi li sgrana per curiosità, per sapere, non per ricordare orrori.

Gli altri allievi sono più irrequieti, in generale; parlano tra loro, qualcuno alza la mano a sproposito e qualcun altro perché sa o pensa di sapere, molto spesso ridono per cose loro. Due o tre sembrano davvero stanchi, è ormai sera e a loro che devono recuperare la licenza di scuola media tocca quell’orario periferico, viatico per tornare al centro della strada.

Sono tutti attorno ai vent’anni, tranne una mamma di ventisette, un sedicenne e due adulti diligenti come se fosse la prima giornata della loro vita. Tutti unici e nessuno diverso, anche se si va dalla Colombia all’Albania passando per il Portogallo e il Ticino. Tutti di questo mondo.

La ragazza siriana si china rapida sul foglio non appena si deve scrivere o copiare dalla lavagna, poi torna a guardare con un’attenzione che perfora. Senza fare un solo gesto fuori posto, senza perdere compostezza, quasi senza sbattere le ciglia.

È entusiasmante.

Veste in modo semplice e curato, come semplice e curato è il suo pensiero quando chiede se quello è imperfetto e questo passato prossimo. Come gli altri, si inerpica sulle coniugazioni tra insicurezze e conquiste. Eppure lei ha qualcosa di speciale. Forse è l’estrema attenzione alla vita, alla bellezza di una lingua e a un giovane modo per stare con i simili.

Forse è la voglia di impadronirsi dell’italiano per dire parole diverse da quelle lasciate nella sua terra.

Forse le è mancato tutto della scuola, forse la scuola nemmeno c’era e se c’era chissà com’era. Ma ora è qua, e io che ho cominciato questa avventura con loro sono radioso come lei perché imparo.

 

gene

 

Postilla

Sarà un grande giorno quello in cui la scuola prende dallo Stato tutti i soldi che vuole e l’esercito e l’aviazione devono organizzare una vendita di torte per comprare bombardieri.
(Anonimo)


Lascia un commento