tuttologia in direzione contraria

Viaggiano gli ultimi della terra, fra nodi d’asfalto e muraglie di bitume.licantropo

Stretti corridoi d’erba incolta tra fili e recinti.

Sulle colline dove pascolano armenti in serie non si passa, tocca precipitarsi tra vicoli e rondò non più per rivoltare zolle ma per svellere cassonetti immondi.

Un pasto guardingo col cuore in gola, sfregando la faccia nei resti buttati alla rinfusa dall’opulenza, poi via.

Molti si fracassano nel fragore sfrenato di lamiere con ruote, altri sono inseguiti nel buio fino a tane che sono sepolcri.

Le madri lottano e si immolano per salvare la prole, i padri agognano sentieri.

Con passi di tamburo e gutturali lamenti di vento, gli ultimi della terra s’incolonnano già decimati, fiato bruciante, arti che dolgono nella volata.

I padroni della terra e del cielo non concedono tregua, ogni occhio è un mirino, ogni pensiero è abbattimento.

Il cerchio stringe, gli ultimi della terra ora comprendono che si va senza speranza, ma ancora senza resa, sul filo spinoso di rovi in golena.

Il lamento della fuga è un battere pesante di blues.

I primi s’arrestano coi tendini in fiamme a un metro dalle barriere di metallo, gli altri sono addosso ed è tutto un cadere nella rovina del passo serrato.

Le barriere si chiudono anche dietro e di lato, il lager finale.

Sono duecento e più, il loro fiato esce vaporoso dalle nari come dalla coda di un jet.

Fermi, sono fermi.

Dagli alberi, decine di occhi entrano nei mirini.

C’è ancora un momento per rimpiangere scelte e vita che non verrà.

Mille esplosioni, attimi di ferocia giubilante.

Ora il vapore è fumo, un acre sudario che la terra inghiotte tra singulti, il silenzio è rotto solo dagli uomini che scendono dall’imboscata declamando come eroi.

Gli ultimi della terra giacciono, morti e lacerati.

Un rauco pianto, un colpo alla testa a chiudere l’estremo sussulto d’agonia.

Ammucchiati su carrocci da monatti, sono scaricati al macello comunale che si erge crematorio nel cuore festante della città.

Le greggi escono ordinate nello spicchio di campagna incastrato tra capannoni, i bambini tornano all’asilo col grembiule stirato, i cacciatori prendono possesso del talamo.

La razza è salva.

 

gene

 

Postilla

Esistono leggi che sterminano cinghiali orsi e lupi.

Esistono leggi che convalidano olocausto.

Esistono leggi dell’Uomo.

Esistono indifesi.


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