tuttologia in direzione contraria

Cicleur in viaggio

Cinque franchi a settimana, con le michette alla pausa delle dieci che costavano venti centesimi. Tanto mi dava la mamma. C’era scuola anche lcicleur - zeller 2a mattina del sabato, quindi la spesa per la ricreazione ammontava a un franco e venti, quattro e ottanta il mese. Un calcolo che mi riusciva, uno dei pochi. Per il resto le X e le Y rimanevano tali, sempre e per sempre. Incognite insolubili nella corrente dell’algebra, che io non capivo da dove venisse e dove andasse, che osservavo come chi sa di annegare se si butta in acqua e quindi sta a riva. La mamma mi aveva già allungato le maniche del reporter con la lana verde dei calzini. Non so dire se fossi cresciuto io o si fosse ritirato il cappotto a furia di usarlo, sporcarlo, lavarlo. Il verde da foresta pluviale si era fatto di muschio avvizzito. E avvizzivo anch’io in quella scuola precisa e inutile, secondo me. Un giorno di forte insofferenza reciproca, il maestro di matematica mi dichiarò: – Genetelli! Fai quello che vuoi, ma non rompermi l’anima!

Da lì, disegni e sospiri guardando fuori e un tre diplomatico sul libretto a fine anno.

Poi soffrivo anche di cuore, vere palpitazioni. L’odore di Irma, i suoi capelli chiari, i jeans stretti e la ruvidità svizzero-tedesca offuscavano tutto. Era stata lei a illudermi, arrivandomi alle spalle un pomeriggio che andavo a prendere il bus.

– Ehi Gene, dove vai?

– Ho la posta…

Si chiamava così il bus, e per chi è nato sotto Chiasso può sembrare che si aspetti di entrare nella buca delle lettere per lanciarsi oltre le galassie.

Non ricordo se scambiammo altre parole, ma forse sì. Solo che io ero già a immaginare atti eroici per salvarla e che si concludevano con la mia morte, tra pianti di massa e discorsi di lei sull’amore eterno e perduto.

Due anni a questo modo.

(…)

 

gene

 

estratto da Cicleur – Giorgio Genetelli

©i racconti Arbok Group – numero 20 – ANAedizioni


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