tuttologia in direzione contraria

La resistenza dello scrivere

Una serata a sentire Alberto Nessi, Fabiano Alborghetti, Antonio Rossi, Erika Zippilli e Yari invisibiliBernasconi. L’intercalare delle loro voci in lettura, in tema dell’invisibilità dei reietti che a vario titolo si battono per vivere, appostati oltre il margine. SOSTARE, impresa sociale di SOS Ticino, ha convocato alla Casa del Popolo a Bellinzona autori e pubblico, per costituire il punto di vista della letteratura sulla società. Per chi non c’era, pubblico uno dei miei interventi. Mi è piaciuto far parte di questa squadra resistente, mite e coraggiosa.

Milano

Non è la storia di un viaggio di nozze, ma di un giorno a Milano, per vedere luci e navigli, gente e tram. Partire da Locarno, andare a Chiasso, prendere il treno, arrivare in stazione Centrale. Salire su un tram vecchio, di quelli con avvisi all’utenza del tipo “Vietato sputare per terra”, vedere la città che si srotola come carta da parati. La Maddalena al fianco, e discutere del fatto che il Meo non è venuto, o meglio, non l’abbiamo portato e ci sentiamo un po’ in colpa, lo desiderava, ma sarà per un’altra volta. Arrivare a Porta Genova, scendere, camminare fino al Naviglio Grande, entrare in un ristorante siciliano, mangiare cose stupefacenti.

Uscire e vedere che la gente in strada è decuplicata. Riprendere il tram, sempre il 10, scendere in Piazza Magenta, percorrere il corso, fermarsi davanti a Santa Maria delle Grazie. La Maddalena fa un giro nella chiesa gotica famosa per il Cenacolo di Leonardo, io sto fuori e parlo con un ragazzo del banchetto della comunità di recupero. È sloveno, ma intercala bergamasco.

Ripartire a piedi in una folla smisurata, arrivare nel cuore della città. Moda, libri, alberi e migliaia di persone che certo non sono in guerra, come pacificate dal giorno di festa, o forse perché trentacinque anni fa moriva John Lennon. Qualche carabiniere, niente di straordinario, altro che sicurezza, altro che controllo. Bello, ma pare la curva sud della Valascia nei derby, non ci starebbe più nemmeno una spiga. Il Duomo che sfida chissà che con la sua maestosità.

Ci manca qualcosa, anche se perdersi nella piazza con la Maddalena, così bella, vale il giorno. Ma manca qualcosa. Una birra? Può essere. Sedere al tavolino di un bar, fuori, ad aspettare lei che forse trova qualcosa che le piace in un negozio.

Siedo da trenta secondi e arriva uno sconosciuto e prende l’altra sedia del mio tavolo. Chiedo se gli ho preso il posto, no, mi dice, è solo che lei ha un’aria che mi piace. Ordino una birra e chiedo al signore davanti a me se gradisce qualcosa. Una cioccolata. Ma solo se offre lei, risponde timido. Certo.

Parliamo della bellezza di Milano e della sua anima popolare, del ’68 che lui ha fatto per strada. Ora abita a Correggio, ma Ligabue dice che è cambiato, ha la puzza sotto il naso, peccato, era gentile, è intelligente, fa belle canzoni, ma la fama confonde. Il pittore invece stava al delta del Po, era in gamba, precisa.

Il signore si chiama Alberto, passiamo al tu. Sono anarchico-comunista, dice, e il treno per andare e venire dall’Emilia non lo pago a questo Stato infame. Infame anche il mondo, aggiunge, avvelenato e ingiusto con i poveri. E si preoccupa per questo mondo in vista a sua figlia, che ha otto anni (e mi sorprende, lui ne avrà quasi settanta, a occhio). Penso alla mia di figlia e credo che la fronte mi si increspi.

Arriva la Maddalena, che sorride e pensa che solo io incontro persone così. Beve un cappuccino, Alberto guarda un tram e dice che quello sarà il suo, forse il prossimo. Ci alziamo, anche noi abbiamo il treno.

Alberto mi abbraccia nella folla sul marciapiede, come in mezzo al fiume. Ciao fratello, dice. Ciao fratello, rispondo. Abbraccia anche la Maddalena, le dà un bacio. Poi andiamo e lui rimane lì. Ecco cosa mancava: un regalo di Natale. Ce l’abbiamo.

 

gene

 

Postilla

Nessun organo di stampa era presente. Chiaro no?


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