Decidere di rubarla all’oblio, riuscirci e metterci in giro fino a quando non ci avranno
fermati. Il Meo, la Gigi, io, più il Frank alla guida, che lui è sempre bizzarro con le marce e gli spaventi da procurare ai pedoni. Si tratta della Rolls di Lennon, portarla a una nuova vita circolatoria è stato facile: il Meo e la Gigi dietro l’angolo, io a tenere aperto il portone, il Frank ad avviarla e portarla fuori. Come un immenso bob a quattro sgargiante, muoverlo e saltar dentro in corsa, tutti dietro tranne il Frank al volante con la paglia in bocca. Discendere cercando un assetto e una volta trovato passare alla risalita delle valli, bevendo e cantando con la Verzaschina in quadrifonia per lasciare al Meo il tempo di abituarsi agli spazi e ai tempi.
Al decimo chilometro, si stappano le birre, panaché per il Meo, scura per me e per la Gigi. Al Frank, barbera Montorio come da status. Forzare una specie di posto di blocco formato da uomini della sicurezza imbarazzati dai caleppini, dalla scrittura e, in generale, dalla vita. Con i funghi allucinogeni disegnati sulle fiancate, passiamo in curva salutando la gente appollaiata al grotto, in un luccicare di cromo e d’occhi.
ViaSuisse annuncia la presenza di una macchina colorata e fuori catalogo, con gente ignota a bordo, probabilmente in atto di infrangere più leggi in un colpo solo.
A metà Valmaggia, la folla si dipana in vere ali, con le quali veleggiamo sulle note della Locomotiva e la fiaccola dell’Anarchia come antenna. Telefoniamo ai parenti, diciamo che stiamo bene e che torneremo, un giorno. All’imbocco della Bavona, balza a bordo la Maddalena e l’equipaggio alza il tono della libertà. È maggio? No, ma è Sessantotto. Il Frank pennella le giravolte tra Fontana e Roseto, il Meo propone Gavabondo e si canta tutti, meno il Frank che, se non fuma, barbereggia.
La Rolls colorata scuote pietraie e ontani, attraversa abitati di granito. A Sonlerto si schiaccia il clacson e per risposta giungono incitamenti altissimi. Ormai il pubblico è da Tour. Lontano le sirene della pola, ma non ci avranno mai.
Un balzo e siamo a Robiei, la Rolls psichedelica piega rododendri e dal Cristallina piomba a volo d’aquila su Bedretto, tocca i copertoni sull’asfalto, attraversa Airolo come favonio. Poi montiamo la Tremola arrocchiti per Piece of my heart, il frigobar inesauribile, i finestrini sempre bassi. Il Frank è Jim Clark, la Gigi intona Talking about a Revolution e si scola una guinness, il Meo una gazosa al mandarino, che a una certa quota è leggenda. La Maddalena è Angelina Jolie sulla Croisette.
Sulla vetta dei quattro fiumi ci aspetta l’esercito, saltiamo dalla macchina in corsa e la guardiamo infilare il bouquet di fiori nella bocca del cannone.
Torniamo a piedi, stanchi ma contenti.
gene
Postilla
Quando avevo cinque anni, mia madre mi ripeteva sempre che la felicità è la chiave della vita. Quando andai a scuola, mi domandarono come volessi essere da grande. Io scrissi “felice”. Mi dissero che non avevo capito il compito, e io dissi loro che non avevano capito la vita.
John Lennon
