tuttologia in direzione contraria

“Non abbiamo fatto in tempo a capire, era tutto un fumo, tutto in fumo. Mesi e mesi di conigliolavoro finiti in cenere”.

È solo una delle tante testimonianze raccolte nelle sedi dopo gli attacchi che a una settimana dalle elezioni hanno costretto il governo a proclamare lo stato d’emergenza. Tutti i candidati di tutti i partiti e di tutte le liste civiche si sono stretti a difesa della democrazia. La popolazione, invece, è tutto sommato tranquilla, anzi, si potrebbe dire che sono diminuiti gli incidenti causati da disattenzione dopo che dai bordi delle strade sono spariti i cartelloni elettorali pieni di facce simpatiche e di trovate geniali.

La situazione sembra sotto controllo, ma la paura è stata tanta. Gli attacchi simultanei e coordinati sono stati lanciati su tutto il territorio, colpendo anche appuntamenti mondani tipo le degustazioni di vino, le recite amatoriali, i raduni pre-partita, gli standing dinner, le messe e le processioni, i cortei contro l’aborto e quelli contro gli omosessuali. A seguito della barbara aggressione, una spessa cappa di fumo ancora avvolge pianure e vallate, ma l’istituto meteorologico di crisi prevede che in due giorni la situazione tornerà a livelli accettabili. Alla tele hanno decuplicato i servizi su meteo e qualità dell’aria.

Conferenza stampa del presidente.

“Il terrore ha colpito al cuore la nostra democrazia, ma noi non arretreremo di fronte a questi nemici proditorii. I nostri valori sono più forti di ogni terrore. In questo momento chiediamo ai cittadini di stare in casa e di sopportare con pazienza i numerosi controlli di polizia necessari a prevenire nuovi attacchi. Le elezioni sono procrastinate a data da definire”.

Quante le vittime?

“Ehm… né feriti né morti, per fortuna, ma lo spavento e il disorientamento sono stati grossi”.

Danni materiali?

“Cartelloni elettorali e santini bruciati, vino rovesciato, gamberetti schiacciati, ostie a terra, tosse, lacrimazione degli occhi, prurito da combustione, blocco delle mestruazioni, rilassamento delle vesciche, tonache e cravatte chiazzate. Non è poco, ma abbiamo già avviato la ricostruzione di tutto”.

E gli attentatori?

“Tutti i morti, in numero di 122”.

Ottimo bottino…

“Diciamo che si sono tutti fatti saltare in aria, noi non abbiamo avuto il tempo di sparare un solo colpo”.

Ci sono ipotesi sulla loro appartenenza?

“Abbiamo ricevuto la rivendicazione degli attentati, da fonte verificata”.

E?

“Beh… si tratta probabilmente di una nuova frangia estremista…”

E il nome? Riesce a dircelo?

“Non so… suona strano… ‘Aia Libera’”.

Cristo! Ma chi erano?

“E va bene! Coniglietti kamikaze! Dotati di cintura esplosiva con sarasette e mini-lanciafiamme. Con le sarasette hanno spaventato i presenti che a loro volta, nella calca, hanno rovesciato i tavoli della propaganda e delle vivande; con i mini-lanciafiamme hanno incendiato i cartelloni elettorali sulle strade. Una tragedia… una tragedia… È l’orrore!”.

Coniglietti kamikaze? Lei intende i veri coniglietti, nel senso di quegli animaletti con le orecchie lunghe che si tengono in gabbiette o in tinello?

“Esatto. Ma kamikaze, che noi abbiamo rinominato Conikaze. Cresciuti nella nostra società… bestie che pensavamo integrate e invece covavano rancore. E pensare che a Pasqua abbiamo perfino fatto festa per loro e con loro, derogando ai nostri immensi doveri elettorali per omaggiarli”.

Dica: quando finirà l’emergenza?

“Mai!”.

 

gene

 

Postilla

Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno.
(Martin Luther King)


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