tuttologia in direzione contraria

Ezechiele numero zero

Biblioteca Cantonale di Bellinzona, 2 aprile 2016

Il primo racconto Arbok è intitolato Morto per amore, un libro che si nasconde come una perlina nella collana, schivo e poco distribuito.0 - Morto per amore

Un numero zero. Proprio come Ezechiele, l’indifeso protagonista, che appare sulla scena chiedendosi il perché di un buco in strada, immaginando di riempirlo e dopo alcune pagine saluta il pubblico finendo, morto, nel buco della sua tomba.

Anche noi avevamo un buco da riempire, però Morto per amore era il solo racconto di cui eravamo forniti. Eravamo un collettivo in numero di due.

Come fare a riempire il buco?

Una storia dopo l’altra, un libro dopo l’altro, il buco è sempre lì, ma meno vuoto. Il Collettivo s’è fatto banda.

Tornando a Morto per amore, Ezechiele ha un altro buco problematico, nella testa. Fatica a stare al mondo, deve farsi aiutare, capire. Deve capire. Con domande: a cosa serve questo, a cosa serve quello, perché e percome.

Un po’ rompe le balle. Il dottore e il prete lo danno a turno per pazzo o senz’anima, come facevano con Don Chisciotte. La sua Dulcinea è Liliana, una Dulcinea che lo accudisce, platonica e reale quanto l’altra era immaginaria e inadempiente.

Pure noi del Collettivo, a turno, pazzi o senz’anima come i gatti, abbiamo la nostra Dulcinea e si chiama Letteratura. Ne strappiamo un lembo di veste senza mai riuscire ad afferrarla, ma di lembo in lembo, immaginiamo un vestito. Da Arlecchino, colorato come le immagini di Gabriele, straparlante di storie inventate ma più vere del vero.

A un certo punto della sua follia, Ezechiele sta davvero male, non capisce più chi sia o chi possa essere e anche noi cominciamo a dirci: dove andiamo? ce la faremo? cosa succederà? Liliana e Letteratura ci curano, ci lavano, ci vestono, mentre dottori e preti ci consigliano di smettere e di andare al manicomio o in confessionale.

Ezechiele si riprende e comincia ad appassionarsi ai libri: i suoi sono cataloghi di moda, le collezioni Vögele, dove vede scarpe bellissime con le quali girare nudo in piazza. E intanto noi afferriamo altri libri e li mandiamo nelle cassette delle lettere, perché finalmente qualcuno ci ascolta, tante Liliane.

Morto per amore contiene ciò che muove la vita e quindi la letteratura. La Morte e l’Amore cantati da tutti – da Omero a Steinbeck, da Rosselli a Giudici -; due vestali senza le quali l’esistere non ha senso. In mezzo, c’è la vita di Ezechiele, così strampalata e bisognosa; e la nostra, fatta di Nuvole e cartoni, di Una questione di memoria, di un Undicesimo gradino per andare a Lugano e ritorno, di un Arcolaio per filare sulle Ali della notte, ritoccando il Cicleur.

Poi però Ezechiele muore per amore e per davvero. Sulla sua tomba, buco maledetto, Liliana deporrà, mese dopo mese, anno dopo anno, i cataloghi di moda, un espediente per farlo vivere in eterno, per parlarci e colmare d’amore quel buco.

Ecco, noi del Collettivo siamo qui per chiedere a Ezechiele il permesso di portargli anche i nostri libri, di fianco ai suoi cataloghi, mese dopo mese, anno dopo anno. Una volta convinto lui, li daremo a voi e voi li leggerete. Poi potrete posarli come fiori di campo sempre freschi. Ezechiele per una volta non chiederà, ma ve ne sarà grato in silenzio. A voce ve lo dico io, a nome suo. Grazie.

 

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Postilla

L’apice della crisi si toccò quando un mattino di mercato Ezechiele traversò la piazza affollata di bancarelle, nudo e con il solo ornamento delle scarpe scamosciate numero 46 infilate alle mani. Liliana mollò la borsa della spesa rompendo le uova e avvolse l’esposizione con lo scialle di lana. Ezechiele lasciò fare, impettito davanti alla fontana. Il dottore arrivò e imbufalito piantò una bella puntura nella spalla destra del “giovane esibizionista”, come l’aveva apostrofato lui. Lo fecero sdraiare su una pelle di capra e una volta addormentato lo caricarono su una scala e in quattro lo portarono a casa sua, seguiti dal dottore incazzato, da Liliana in decolleté e dal prete intento a latineggiare qualcosa. Prima di assopirsi sulla pelle di capra, Ezechiele tirò fuori una frase sola: – Le scarpe vanno bene. Smetti di schiacciarmi la testa.

(da Morto per amore – Giorgio Geneteli – i racconti Arbok Group – Anaedizioni)


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