tuttologia in direzione contraria

La medaglietta

Per motivi imperscrutabili, forse un lontano dispiacere che ne scosse la gioventù, la nonna superstizioneZelinda teneva sempre una medaglietta della Madonna nella vagina. Sua nipote, nel senso di abiatica, capì attorno ai vent’anni che con quella cosa strana si sarebbe potuto farci soldi. Mise in piedi un progettino ambizioso e vacuo, una cosa come Terapia della Madonna, che attirava credulone e malchiavate, con la promessa di ridare la fertilità perduta o mai posseduta. Vista la miscela di sacro e di erotico, gli affari si misero a funzionare e l’abiatica cominciò a girare i villaggi tenendo lunghi discorsi sul bene e sul male.

Ficcarsi una medaglietta nella vagina era bene, rimanere sterili era male. Colpe piovevano dal cielo su donne, figli, uomini e miscredenti, mentre il conto in banca cresceva. Purtroppo, all’abiatica toccava di tornare ogni sera alla sua solitudine di mercante, senza figli o mariti, proprio lei che ne fabbricava di immaginari per gli altri grazie all’espediente strappato alla nonna. Più erano i fedeli, più lei si sentiva sola e prostrata, senza nessuno che l’amasse.

Mentre lei invecchiava, la nonna Zelinda ringiovaniva. Un giorno che l’abiatica le fece visita, la trovò che mangiava patate e formaggio. Un piatto dei poveri, perché l’abiatica non passava che qualche obolo alla nonna.

– Sei diventata ricca figliola – disse trangugiando un pezzo di fontina.

L’abiatica, come fanno i taccagni, non volle replicare ma passò alla lamentela che l’opprimeva.

– Conforto gli altri, ma io sono infelice.

La nonna Zelinda si alzò: – Tu non guarisci nessuno. Inoltre, sei vittima a tua volta di un parassita che si chiama Pidocchigia. C’è un solo rimedio: smetterla con questo inganno. Anch’io ne ero contagiata, quando avevo la tua età.

– Dimmi come posso guarire, non ne posso più.

La nonna sorrise, con una punta di gioia maligna.

– Prova con una medaglietta della Madonna nella vagina.

 

gene

 

Postilla

Ai gatti neri porta sfortuna essere attraversati da un’auto.

Giordano Bruno Guerri


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