– Ragazzi, guardate pure la partita. Io vado un salto a trovare la nonna.
Nel viaggio verso la casa di sua madre, Claudio non pensò al fatto straordinario che di lì a poco sarebbe potuto diventare Imperatore, come nel destino del suo nome. Era contento di aver lasciato i ragazzi davanti alla televisione, tranquilli. Nel viaggio verso la casa di sua madre, Claudio si godeva quelli che potevano essere gli ultimi momenti da semplice patrizio romano. Portava con sé uno spumante, la mamma faceva gli anni e lo aspettava con il suo dolce.
Mentre lui camminava per Roma, sereno come quando era bambino, fermandosi di tanto in tanto a salutare con il suo fare signorile, i suoi ragazzi, in un’altra città si mangiavano le unghie: la loro squadra era sotto due a zero alla fine del primo tempo. Non era veramente la loro squadra, era quella per cui facevano il tifo quella sera. Una squadra di ricchi, per la quale mai avrebbero tenuto se di mezzo non ci fosse stata quell’altra squadra, la grande rivale dei ragazzi. La squadra dei ragazzi era tutta blu e aveva già giocato il giorno prima, pareggiando. Poteva bastare, ma forse no. Toccava ai ricchi non farsi battere.
– Ma non ti interessa la partita, Claudio? – chiese la madre, stupita.
– Di partite ce ne saranno ancora mille, i tuoi 92 anni una volta sola.
Mentre Claudio e la madre gustavano il dolce che le aveva preso il pomeriggio, i ragazzi riprendevano fiducia per il primo gol dei ricchi.
A un certo punto, mentre si gustavano un cordiale, sentirono un boato che fece sobbalzare l’anziana. Saranno state le dieci e mezza o giù di lì. Claudio capì, ma fece finta che fossero le grida di una delle tante feste di Roma.
– Ma se a Roma non ne fanno più di feste…
– Avranno ricominciato.
Claudio aiutò la madre a rigovernare, poi la baciò.
– Ci vediamo presto, mamma, tra due settimane.
Mentre tornava, immaginava i suoi ragazzi felici, nella città finalmente in festa. Ma lui non aveva fretta, preferiva arrivare tardi, per non disturbare la gioia di quella tranquilla e operosa città lontana. Una città che non aveva mai avuto gloria, se non quella di aver seppellito da poco un re morto sette secoli prima.
Le volpi erano sfuggite alla caccia degli speroni e conquistato il titolo di Campioni.
Inaspettati, sottovalutati, perfino derisi all’inizio dell’avventura. A Claudio avevano divinato una precoce caduta e invece, giorno dopo giorno, lui restava là, in sella al sogno. Ai quattro angoli delle terre conosciute il suo nome e le sue imprese viaggiavano di bocca in bocca.
Quando varcò le porte della città, tutto era pavesato di blu, come un immenso cielo colmo di felicità. La gente si baciava, brindava, cantava. I suoi ragazzi erano certo in giro, ma Claudio preferì lasciare a loro la festa e andarsene a casa, contento e un po’ preoccupato: era diventato Imperatore.
Il mattino seguente entrò in una cabina e chiamò la madre.
– Che bella serata vero mamma? Il dolce era speciale, come te.
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Postilla
Il Leicester City ha conquistato il suo primo titolo di Campione d’Inghilterra in 131 anni d’esistenza. Un’impresa leggendaria, forse la più grande nella storia dello sport. Tutto il mondo si è unito nel trionfo, tifosi dello sconfitto Tottenham esclusi. Nessuna grande idea della storia ha mai saputo fare tanto. Il calcio è magia.
