tuttologia in direzione contraria

Zalanio salì sul mostro che dormiva esattamente ventiquattr’ore prima locomotiva 22dell’inaugurazione. Quel treno che si protendeva a becco d’uccello sui binari sfavillanti sembrava in agguato prima di mostrarsi al mondo intero. La linea ferrata, costruita in vent’anni e costata più denaro del previsto, aveva chiesto l’inevitabile tributo di vittime che le opere grandiose reclamano come dèi maligni. Lui stesso aveva perso un amico, “effetto collaterale” di un crollo imprevisto. Il potere era già metaforicamente a bordo dell’Uccello, da mesi, a bearsi dentro un turbinio di dichiarazioni indistinguibili tra delirio, propaganda e retorica.

“Si potrà lavorare a Zurigo di giorno e dormire a Bellinzona, dopo aver preso l’aperitivo a Lucerna” disse uno di loro, il meno sveglio, convinto di lanciare il progresso invece di un’immane stronzata.

“Col cazzo!” pensò Zalanio, mentre azionava i contatti.

Non era come un tempo, che bastava la motrice. Ora ci si doveva trascinare dietro anche i vagoni, perché l’Uccello e i suoi pulcini erano una cosa sola nel design milionario.

Non sapeva con precisione come manovrare, l’aveva visto fare un paio di volte e andò per tentativi, uno dei quali funzionò. Incredibile che nessuno avesse pensato a un blocco computerizzato della centralina di guida. Si mise in moto e in dieci minuti si infilò a trecento all’ora nella galleria, quel buco costoso e omicida. Sbucò di là nella piana verde e grassa. Via radio, era già stato allertato il dispositivo di sicurezza e la parola d’ordine fu “Pazzo sul treno”. I pazzi sono quelli che fanno aperitivi lontani da casa, pensò malinconico Zalanio.

Nella piana centrale, l’Uccello volava radente le case, la gente stava sull’uscio a sbracciarsi, forse ignara, forse soddisfatta.

Quando la linda campagna concesse il posto alla periferia perfetta adagiata sul lago, tirò il freno. L’Uccello stridette per lunghi secondi di frastuono e poi si arrestò, deluso forse di aver dovuto ripiegare le ali sul più bello.

Zalanio balzò fuori, nell’odore di ferro rovente, scavalcò la recinzione e con aria rilassata entrò al Gasthaus Sternen. Birra in mano, discusse del tempo pazzerello con pensionati incuriositi dalle sirene.

 

gene

 

Postilla

Ma un’altra grande forza spiegava allora le sue ali

Francesco Guccini


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