Sei il solo che può farcela, mi ha detto il papà, mentre la mamma piangeva sulla panca di
legno. Mi ha caricato la cadola sulle spalle e sul momento le ginocchia non parevano reggere il carico, e invece sì. Mi sono voltato quando ero già su di un bel po’, dove i larici sono pochi. La mamma sulla panca era un puntino appena più minuscolo del papà in piedi. Non ho potuto più guardarli. Un po’ dopo ho sentito due spari e anche se sono piccolo ho capito. Meglio andare, devo farcela anche se sono solo, come ha detto papà.
La montagna sembra non finire mai e giù nella piana, con i nostri prati e le nostre case, la scuola è di sicuro ormai solo cenere. Hanno bruciato tutto, li abbiamo visti dall’alto. Poi, nel salire ancora, la mamma si era spaccata un piede tra due radici e il papà l’aveva presa in braccio, senza mollare la cadola, fino alla cascina. Ma da lì, è toccato a me solo di raggiungere il confine. Due spari, e la mia vita con loro è finita.
Piango, intanto che prendo fiato, in piedi e con la cadola che vuole buttarmi a terra sotto il suo prezioso peso. Se riesco a portarla di là, avrò ancora una vita.
Ascolto, li sento vociare, sono padroni del mondo. Riparto. Sulla morena pietrosa, il sole abbatte come ogni estate. Sono allo scoperto, ma loro non sono abbastanza vicini e forse non mi spareranno. Non si spara sui bambini, credo.
Cammino, ma loro camminano più veloci. Io cerco un sentiero, loro seguono il mio, è troppo facile, come se non avessi già abbastanza svantaggi, io con la cadola e loro con il solo peso del fucile. Mancano meno di cinquanta passi alla bocchetta tra le cime che segna il confine. La pelle degli stinchi mi brucia, scorticata dalle pietre. Mi giro, come i ciclisti che a pochi metri dal traguardo sentono il plotone. Loro sono lì. Più in fretta che posso, smonto la cadola lasciandola cadere con sollievo, la slego e prendo uno dei libri. Apro e leggo ad alta voce.
Avventura e libertà l’avevano sempre attratto, tanto da convincerlo che la sua vita si fosse svolta tutta in tempo di guerra. Ma l’unico conflitto sperimentato per davvero, forse, se lo portava dentro.
Una fiamma nel ventre… S’è fatto buio, non li vedo più, neanche li sento. Bene. Dormo.
gene
Postilla
Le vite degli altri sono inestimabili come tesori nascosti.
