tuttologia in direzione contraria

Biancaneve e il nano

Quando è successo? Forse quando un nano vizioso e ricco decise di trombarsi biancaneveBiancaneve immersa nel suo sonno placido. Biancaneve sarebbe poi la regina del nostro villaggio, che è un villaggio montagnoso dove i libri sono rarità e si preferisce il denaro. A un certo momento pensavamo che questo denaro crescesse sugli alberi che vestono la nostra terra là dove non è ancora denudata dal progresso. Questo nostro misero villaggio, che aveva trascinato la sua fame a dorso di mulo tra baratri e oltre gli oceani, ha cominciato a far poltrire i suoi nani nelle case ristrutturate sullo stile inesistente delle favole. Appunto, il paesello diventò come Biancaneve, servito e riverito da nani operosi che erano venuti da sud a svolgere lavori di merda che a noi schifavano. Neanche la strega cattiva ci capiva più un cazzo e si arrese alla ottusità della damigella, che si beava tra nani rossi e blu pensando che fosse una fiaba.

Ma in una grotta scavata nel marmo, ziocane, cresceva il nano vizioso che avrebbe stravolto la polis. Tirando farina dal naso, incantò molti nani come lui che lo seguirono alla conquista di quella scema di Biancaneve. E in una notte di tempesta, mentre lei sognava prìncipi inesistenti, la mise incinta senza che se ne accorgesse fino al parto, dimentica delle fatiche passate in anni lontani dai suoi nanetti onesti e un po’ stupidi. Come un’ape regina, mise al mondo centinaia di nanetti brutti e grassi come il padre, che a loro volta razzarono a dismisura copulando incestuosi con la madre deficiente.

Nel giro di vent’anni, mentre Biancaneve l’idiota nemmeno si rendeva conto della proliferazione che aveva sturato, i nani cattivi comandavano tutto. Chiusero le porte, segregarono Biancaneve in cantina, e incaprettarono tutti gli altri nani che non erano della loro stirpe, rossi, blu, gialli e soprattutto neri. Il nostro villaggio, nel quale pure c’erano alcuni giganti buoni ma pavidi, si ritrovò dominato da questi nani deformi, che come colore simbolo avevano scelto il verde, in onore ai parenti del villaggio confinante che sembravano saperla lunga con la loro Teodolinda. I giganti, per aver salva la pagnotta, seguirono delle cure speciali per diventare nani pure loro e conformarsi così alla nuova società. Quindi, tutto ciò era stato possibile a causa dell’incoscienza di Biancaneve la stordita.

Oggi, siamo in rovina e i nani verdi la mettono giù dura. Il mondo ci ha girato le spalle e loro stanno là ad aspettare di respingere nani stranieri e pronti ad accogliere nani turisti e ricchi, senza sapere che il nostro villaggio non interessa più a nessuno, neanche alla strega cattiva, emigrata in Sudamerica o chissà dove. Non abbiamo nemmeno più lo specchio per guardarci. Il nano progenitore è finito all’inferno e senza lui a guidare le sue legioni di nani minorati, possiamo solo far finta di litigare, dato che non sappiamo più fare sul serio nemmeno quello. E Biancaneve dorme ancora, sognando reami.

 

gene

 

Postilla

Questa è una storia di fantasia alla quale non è arrivato nemmeno Asimov. Ogni riferimento a fatti, persone, favole o luoghi è puramente casuale. Vietato piangere di commozione.


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