Con la forza del suo mondo interiore, Luis si prepara a fronteggiare l’ultima battaglia. Si
ricorda dei profumi della sua terra, che pervadono alcune nottate, ma solo per istanti inafferrabili; gli scorre nelle vene il ricordo di un giorno a cercare rane, immerso fino al ginocchio nelle acque placide del Rio Bass; tiene in un angolo della mente il folgorante senso di comunità che animava ogni passo della sua gioventù; ricorda capelli biondi sopra un viso da compagna di giochi.
I fascisti sono schierati e dal megafono gridano i loro slogan del cazzo contro gli stranieri e i comunisti, sostenendo che la legge è chiara e sta dalla loro parte appestata d’odio.
Luis tiene in sé campagne di fieno ondeggiante, cerca risorse nel suono rievocato di una chitarra nel tepore di luglio; raccoglie emozioni attorno alla tavola della sua anima pronta all’ultimo atto. Non ha armi, ma sente che ciò che gli vibra dentro basterà. Ripesca dall’oblio gli gnocchi con burro e cipolle di sua nonna; rivede il ragazzino che calcia da posizione impossibile e nell’impossibile fa gol e si stupisce; ha con sé Ramon, Fernando, Chicha, Ines e la loro fiducia nell’andare verso il meglio.
I fascisti, eletti dal popolo e dal popolo chiamati a difenderlo dalle paure, fingono di indignarsi per il non arretrare di Luis. Se sapessero quello che lui contiene e trattiene, ne avrebbero paura. Solo che tutto quanto è solo nell’anima di Luis e nella realtà è affranto dalla miseria del vivere.
Luis è fermo, diritto, pensoso. Gli passano davanti immagini in cinemascope, incensi d’alpe nella pioggia gli attraversano l’olfatto, ode musiche roboanti, accarezza velluti, gusta mirtilli. Sente vita.
Fa un passo, breve, e poi allunga, mentre s’immedesima nel tambureggiare della pioggia, come se fosse sotto una pergola a godersi la natura e ad aspettare che si calmi. In pochi secondi è davanti all’asseragliamento fascista, che si stupisce prima di furoreggiare cieco.
Mentre cade pensando a Margherita, Luis ha il tempo per cantare una nota in do. Poi muore lentamente sotto i colpi ciechi. E noi agonizziamo con lui.
Le ultime parole: “Che bella vita abbiamo avuto prima di voi”.
gene
Postilla
Non unirti ai morti di spirito. Scommetti sulla tua vita, e, mentre combatti, fottitene del prezzo.
Charles Bukowski
