La strada è viva stanotte, ma si ferma poco oltre le piante, contro il muro alzato dai nostri.
Guardo giù e nella luce dei falò, agitati dal fantasma di Tom Joad, moltitudini tengono in mano il biglietto di sola andata, con la speranza tenue di un rosario. La loro corsa si chiude qui, nei centri di raccolta, che li rivomitano indietro. Un rimpiattino con la vita, degli altri. Noi che possiamo fare? Ci hanno messi di guardia obbligandoci a un dovere che riconosciamo sempre meno. I nostri… Pingui, freddi, fedeli alle leggi scritte da loro stessi su ordinazione di un popolo feroce.
Siamo uno sputo di terra in mezzo al mondo, sopravvissuto alla miseria materiale ma travolto nello spirito. Guardo giù, uomini e donne neri di pelle e fuliggine, catrame e polvere. Le piante non hanno nome da manuale, non si chiamano liodendro o magnolia, come le descriveva invece un poeta dedito più alla botanica che al sentimento. Sono alberi ai quali impiccarsi, da infiammare per scaldare la notte gelida, spogliati prima delle foglie, utili per non giacere sulla terra nuda. Quassù, sulla torretta, sono scomodo, ma tra due ore mi daranno il cambio, mangerò polenta abbrustolita e riposerò nel letto prefabbricato del fortilizio. I nostri, dopo aver parlato ancora della giustizia e della legge, sorrideranno felici delle loro soluzioni. Di là, sotto, nella strada che si dibatte, una donna allatterà il figlio orfano di un’altra, mentre il fantasma di Tom Joad spezzerà l’angoscia al suono d’armonica.
gene
Postilla
La strada è viva stasera,
tutti sanno dove porti,
sto qui seduto alla luce del falò
cercando il fantasma di Tom Joad
Bruce Springsteen
