Certi dell’inettitudine dei Padri, buttarono il telefono e partirono. Il passaparola era chiaro, i tamburi rullavano nel giorno che si chiudeva. Nella campagna, i falò illuminavano il cammino. La ragazza guidava la marcia, con il compagno sempre un passo dietro a lei. Negli zaini, giovani vite dense di vacuità, bagaglio perfetto e leggero. In mente la parola d’ordine, tante volte ripetuta nella loro intimità.
Raggiunsero gli altri giovani un minuto dopo la mezzanotte: a migliaia campeggiavano tra le alte fiamme dei falò. I colpi sordi dei bastoni sui bidoni vuoti, tamburi di latta, scandivano il tempo per farlo correre. La ragazza salì su una pila di casse da magazzino e gridò la parola d’ordine, che sorvolò il rullare per farsi intendere. La moltitudine rispose, con dirompente forza giovanile. Il compagno ne fu un po’ geloso, ma capì. La abbracciò e le chiese se quella parola valesse soprattutto per lui. “Certo, ma occorre una rivoluzione, questa, qui, adesso, con questa parola, con gli altri” gli rispose prima di baciarlo.
Partirono con l’alba ancora lontana e nella marcia che poteva essere più eterna che lunga, altri si aggiunsero. Giovani di tutte le fogge, da campagne e città, senza nient’altro che le loro vite neglette, armati della grande perdita inflitta loro dai Padri, camminarono fino alla Plaza de Armas, con passo scandito. Si fermarono. I tamburi di latta rullarono in crescendo e infine cessarono. Un istante con le orecchie placate, poi la parola esplose, fusa in voce sola, semplice e gloriosa, indicibile fino a ieri, guarendo la terribile ferita, come battere le ciglia.
Amore!
Il Palazzo del Governo crollò in milioni di piccoli pezzi, frantumando con sé l’ombra predatrice dei Padri. I tamburi di latta ripresero il ritmo nel giorno appena nato.
gene
Postilla
L’amore ti rende un ribelle, un rivoluzionario. L’amore ti dà ali per volare alto nel cielo
Osho
