Con quel nome stampato sull’anagrafe e sulle bocche affronta le traversate con un certo
cipiglio, che fa anche rima indissolubile con Virgilio, il suo greve nome, appunto. Libertario senza neanche saperlo, del Vate mantovano non ha niente. Lui ama Tenco fin da bambino, quando girava per i vicoli cantando fuori tempo massimo, per uno della sua età:
Ragazzo mio / un giorno ti diranno che tuo padre / aveva per la testa grandi idee / ma in fondo poi non ha concluso niente. / Non devi crederci / vogliono fare di te / un uomo piccolo / una barca senza vela.
Non ha mai accompagnato nessuno oltre l’Ade, anzi, ha cercato di far da solo e ancora cerca. Oggi si incammina sulla mulattiera del monastero, stupito dei ricci ancora verdi e già precipitati. Virgilio ha trent’anni, viaggia spedito, nel tascapane ‘na panzéte intemnède, che se vien fame è meglio di un’ostia. A metà strada, estrae la baionetta del Tita come Orlando la Durlindana e mena un fendente a un castagno senza nemmeno scalfirlo, dato che l’aggeggio non è affilato e in realtà non ha mai avuto nessuno scopo oltre la sua punta aguzza da infilare nella pancia a qualche soldato, cosa che il Tita non aveva certo mai fatto, preferendo il mangiare e bere.
Al monastero tira dritto, e come sempre si adira per quello spreco di sassi sudati e vite rinchiuse. Il Virgi non ama la poesia – se avesse guidato lui quel noioso Alighieri l’avrebbe scaricato nel fosso dei vanagloriosi -, ma canticchia a ritmo col passo.
A Caurì, guarda giù nella valle obesa di ferraglie e cemento, e come una folgore dall’Olimpo gli cade sulla testa lo scopo della sua vita.
– Bisogna rifare il mondo.
Si siede, estrae la pancetta, ne taglia tre fette spesse (col coltello, non con la baionetta) e le rumina convinto.
Un mese dopo si butterà in politica come candidato, ma verrà trombato da un tale Dante (cazzo!) nella corsa al Parlamento. Non se la prenderà, anzi, si metterà a capo di una banda di mendicanti e sfiderà la nuova legge che impedisce di praticare l’accattonaggio. A colpi di baionetta, assalteranno cassonetti rigonfi di cibo in sovrapproduzione, dietro il supermercato. Prenderanno botte, finiranno al fresco, usciranno e ricominceranno, con Virgilio alla testa di un traghetto lanciato a bomba contro l’ignoto inferno del presente. Senza concludere niente, ma sulle ali del tifo.
gene
Postilla
Il lupo non si preoccupa del numero delle pecore.
Virgilio
