
Paul Grüninger è stato il Capitano reietto che salvò di nascosto, violando le leggi federali e sfidando gli uomini che le applicavano senza scrupoli, le vite di centinaia di ebrei. È bastato un film visto ieri sera per dover fare i conti di nuovo con l’indignazione fremente per come la Svizzera si comportò con lui, Capitano della polizia, e con i profughi in fuga e respinti tra le braccia del nazismo. Condannato e degradato, Grüninger morì in povertà nel 1972 senza che la sua figura fosse riabilitata e la sua opera di coraggio e umanità elevata a esempio.
In quegli anni, mio padre ventenne passò quasi tre anni in servizio militare alle frontiere, un ragazzo che non poteva sapere nulla degli orrori oltre il confine che controllava, anche se il il terribile tarlo del dubbio è inchiodato nel mio cuore; mio padre una pedina innocente come altre migliaia, tutte mosse sulla scacchiera del cinismo politico di una Svizzera che per salvarsi la pelle e per convenienza riconsegnò al male assoluto migliaia di disperati.
Quello che per molti nostri connazionale è stato ed è ancora un traditore, per me è un Eroe. Lo è anche per il popolo ebraico, che nel 1971, un anno prima che morisse, lo riconobbe Giusto tra le Nazioni. Un Eroe che nel 1995, a ventitré anni dalla morte, fu infine assolto, grazie all’impegno dell’associazione Giustizia per Paul Grüninger, dallo stesso Tribunale di San Gallo che lo aveva condannato e a più riprese gli aveva negato la riabilitazione.
La famiglia di Grüninger non accettò per sé l’offerta del governo cantonale di San Gallo di corrispondere l’ammontare degli stipendi che sarebbero spettati al Capitano, ma li usò per finanziare l’istituzione della Fondazione Paul Grüninger.
Dopo aver visto il film mi è sorta una rabbia intatta, per l’ingiustizia e la ferocia, ma anche per gli anni rubati a mio padre a guardia di una frontiera che non era certo lui a rendere inviolabile, bensì i compromessi a cui la Svizzera si piegò per calcolo. La coscienza brucia ancora oggi, che i tempi neri stanno tornando e al fronte non ci sarà mio padre, almeno lui, a difendere o respingere spettri.
Io però sono ancora qua, la mia frontiera è invalicabile e posso dirlo: Kein Mensch ist illegal.
gene
