
Quante volte sia risorto Giorgio non lo sa, ma è stufo anche delle notti a fronteggiare incubi di martiri eroici, tra i quali, lui. Possibile che ci si ricordi di me solo per miracoli impossibili manifestati a fil di spada? Dalla Cappadocia alla Palestina, esagitati in nome di un dio feroce si scannano e tirano in ballo anche me, il mio coraggio, le testardaggini, la fede e il sangue. Ma quale gloria in questo? Nessuna, sono stato uguale agli assassini di ogni esercito o re, cieco e ambizioso, usurpatore.
Ma basta! Il 23 aprile vorrei passarlo con le immagini di un mondo raggiante di uomini e donne davanti alla parmigiana di melanzane e averne per tutti, prima i poveri, in fondo i santi e gli eroi, se si liberano dai loro impegni di guerre e pianti. Giorgio non vuole risorgere dovendo poi riprendere con i supplizi da difendere dagli avidi e da mostrare ai sodali. Non potreste fare qualcosa di buono anche voi, voi che rapinate e nascondete le mani?
Giorgio non è beato sui dipinti di chiese e monasteri, Giorgio è beato quando aiuta un ultimo della terra che nessun altro vede, e che se vede deride e umilia. Non risorgo e dormirò notti pacificate non dalla buona volontà, ma dall’ombra fresca in cui si rifugia la pace.
gene
Postilla
Onomastico imbarazzante.
g.
