
Sotto la palandrana c’è un dio, quello degli eserciti e dei peccatori, ce l’ha detto lui. Solo che c’è anche la puzza, quella che la mia mamma mi dice di avere addosso dopo una giornata nei prati e di filare subito a lavarmi. È un prete, o qualcosa così, ci accompagna a scuola, in chiesa e nei campeggi, specie d’estate quando la puzza è più forte per via della calura e del sudore, normale, credo. Lo chiamiamo il Re Leone, ce l’ha suggerito lui e ci ha detto che ci sarebbe stato un giudizio superiore se non ubbidivamo. Un Re Leone con un dio sotto la palandrana, e io ho pensato che dev’essere un dio senza bagnoschiuma, o almeno il sapone di Marsiglia che la mia mamma usa per i calzini e le mutande.
Un giorno che eravamo nel bosco è venuto un tizio che era poi il vescovo, anche lui con la palandrana ma chiara, e altri tre o quattro come il Leone, e prima c’era un buon odore di muschio e dopo no. Mi sono messo una molletta al naso mentre ci parlavano delle loro cose e uno di quelli del vescovo mi ha dato una sberla, ma non come alla cresima, più forte. La molletta è schizzata via e non l’ho più trovata, che la usavo per l’asciugamano.
Dopo cena, prima di andare a dormire, il Leone mi ha fatto scrivere cinquanta volte “Non si deridono le autorità ecclesiastiche”. In stampatello e con la luce di una candela. Oggi lo consegno, mi pare che vada bene. Allora vado e mi siedo nella casupola di legno assieme al Leo, ma la puzza è gigantesca e credo che mi vengano delle smorfie ma spero di no. Il Leone si tira la palandra fino sopra le ginocchia e pare di essere nello stabbiello dei maiali, però io ancora in silenzio. Lui fa che il suo è un dio buono e che può essere toccato, e non è che ho voglia, mi sembra inutile. Ma lui insiste e allora lo tocco il dio, in quel buio nero e a me sembra qualcosa come il collo di una gallina, come quando mia nonna le tuffa nell’acqua tiepida e poi le spiuma. Mi dice di tenere stretto il dio e poi, dopo che è diventato impiastricciato come di una crema e il Leone aveva respirato forte dal naso, mi ha tolto la mano e si è ricoperto le gambe bianche con la palandra. Con due ave come compito, sono uscito e sono andato al torrente per togliere l’odore. Ma questo alla mia mamma mica lo dico. A nessuno lo dirò.
gene
