
Eccoli. Li vedi anche tu, sono sempre in prima fila quando l’occasione chiama. Sono sepolcri imbiancati da quando Gesù ne spezzò le pietre con la forza della metafora, ma hanno mutato forma e adesso avete queste facce qui, che un minuto prima è maschera di odio, subito dopo è contrizione fasulla e infine è anatema bavoso. Non è vero che si vedono solo a ogni morte di Papa, sono sempre bene in vista, di fianco a te, mentre vai al supermercato o cammini per la piazza, o ne osservi i gerani ai balconi. Basta solo che spicci parola e loro si svelano: è il nostro amico che offre diniego, è nostra madre che punisce, sono gli eletti che tradiscono mentre sorridono, sono gli amori non amati.
Dietro quel muro bianco nascondete la putrefazione del soldo, la marcescenza della colpa, i miasmi del ricatto. Dietro quel muro vi armate per difendere l’IoIoIo. Dietro quel muro celate il falso rispetto, che fuori da quel muro pretendete come vero rispetto.
Li vedrete, di sabato, adagiarsi nella loro stessa contrizione, con maschere di compunzione mentre pensano alla fortuna della partenza definitiva di scomodi e contrari. La vedrete disegnata, sotto chilogrammi di cipria e grasso colorato, la vedrete la paura, la loro, forse anche la vostra, la tua. La paura di non contare niente, dell’affido all’imbianchino di sepolcri, della calce che illumina e corrode. La paura di fare il grande salto e precipitare nel nulla.
Sei un codardo. Aprili quei sepolcri, sbiancali, falli a pezzi, violali: ci troverai la tua ipocrisia. In putrida compagnia. Unitevi, in prima fila, ipocriti, bavosi, odiosi. Eccoli.
gene
