tuttologia in direzione contraria

Momenti di gravità

Il suo corpaccione era ormai trascinato verso il centro della terra, ma anche quando era magro, ai tempi, faticava a librarsi, come se la forza di gravità avesse sempre ragione lei, la stronza. Gli era capitato sì, in giorni andatissimi, di viaggiare a venti centimetri da terra stile overcraft, ma solo con l’immaginazione e in sparuti momenti d’amore corrisposto – che non sono mai proprio tanti per nessuno, anche se c’è sempre chi esagera nei numeri.
Adesso era come se le suole delle scarpe fossero di ferro sulla calamita gigante che ci abbassa tutti con l’età e certi illusi provano a tener su culi e pettorali con l’artificio. Strisciava i piedi come ai funerali, poveretto. E la testa gli si piegava in avanti per fendere l’aria densa di luglio. Le tasche gli pesavano in giù, eh, che scoperta, e i pantaloni si abbassavano verso l’osso pelvico producendo, assieme al sudore, quell’attaccaticcio che riduce il passo, di per sé già non troppo spigliato. Gli sembrava di essere sul punto di trivellare il suolo ed essere inghiottito per sempre come in qualche romanzo di Verne. Ma no, invece, era lì che andava avanti e considerava la cosa incredibile, quasi come da ragazzo il volare.
“Tutto è a misura di età, e si gioca al ribasso, tranne quei due o tre che mirano allo spazio siderale per la vanagloria.”
Era anche un po’ filosofo, che è il fare di chi non riesce e allora si inventa una scusa argomentatissima per ingannare sé stesso e gli altri.
“La questione è che generalmente nessuno ce la fa, in nulla. O brucia, o annacqua, o grandina, o fulmina, o scoscende, o venteggia favonico. E sempre quando ti pare di aver finito bene con qualcosa o qualcuno. In mezzo agli elementi del cazzo, trascinarsi il corpaccione è il meno, almeno ti muovi ancora.”
Ecco, questa era una delle scuse per non migliorare, magari di poco, la sua complessione fisico-psichiatrica di pedone terrestre, al quale ogni gradino sembra il Piz da Crèe, abbordato l’ultima volta nel Settantatré e poi stop. Perlomeno, questa aderenza alla terraferma non lo faceva sbandare in curva e quindi affrontò con serenità la svolta che lo portò al bar, e fanculo i propositi e la gravità. Si aggrappò al bancone per non essere inghiottito dagli abissi, afferrò il bicchiere per salvarlo e salvarsi, e lo scolò a dispetto di tutti i suoi voli mancati e di quelli degli altri.

gene


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