tuttologia in direzione contraria

Estate al cinema

Esterno giorno. Solleone, piazza deserta, un tavolino di tolla rossa, due tizi seduti nello spicchio d’ombra che trattiene sfinito l’ombrellone tarlato della Luganella. Propalano nel silenzio meridiano delle formiche
(qui vediamo dopo come rappresentarlo su pellicola, n.d.r.)

– O città senza popolo, invase da mercanti e ladri. O città…

– Guarda che siamo al massimo in quattrocento, qua, e tutto il tuo declamare è per una fondue.

– Stolto compagno di lungo tempo e spazio, mi chiedo cosa posso averti insegnato io. È un fallimento.

– Ma che insegnare e fallimento! Non facciamo che mangiare e bere.

– Del cibo si riempie l’anima, miscredente di uno. E se liquefatto è alimento dei sensi. Con la fondue conquisti mondi, li fondi.

– O li sfondi. A me sembra di aver subissato altri organi, loro sì a rischio liquefazione per la fissa dell’abboffo, la tua.

– Comunque, tutti ladri. O città! Dalla Carulina arrivava una piattata di riso in cagnone per uno e cinquanta, e ti dava anche il caramellone da cinque per la bono boco. Ora cosa resta? Il turco col montone e i taglian con la pummaro’, che non è neanche una parola completa. Devi dar via per poterle pagare quelle cose lì.

– Ma se per vent’anni non hai ingoiato che farina fino a farti cascare la pelle? Ganassa.

– Però era A gratis. Adess, uh che progress, giù dal Tereson per una ventella minimo minimo ti incollano due crocchette di polenta rapida in un piatto con su disegnata una margherita e per lavarlo devi portarlo in garage.

– Ma non andarci, ranscione, e intanto che non ci vai pensa al terzomondo.

– Ti credevo un amico, ti credevo.

– Non lo sono.

– Una birretta?

– Oui.

Il tizio delle città senza popolo eccetera alza la mano destra mostrando due dita e poi sfumiamo
(come in un film ambientato a Cannes, forse uno di James Bond. Mi raccomando eh: dobbiamo rendere bene l’idea che sia proprio Cannes prima di passare alla scena successiva, n.d.r.)

gene


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