tuttologia in direzione contraria

Poi ci sono le domeniche

Dove ci si inoltra nel ginepraio delle convinzioni

Stamattina parte una discussione sul termine Testone, che spesso è amichevole e altre, rare peraltro, è per definire seriamente chi si oppone a te. Chi si oppone a te non ha mai ragione, altrimenti non lo definiresti Testone. Tipo, per esempio, il Meo che vuole cambiare lo zaino a metà mattinata e è inutile che tu gli dica di prenderlo dopo, e che fare le scale due volte è inutile, e lui si ferma come a dire, Lo faccio lo stesso, e poi sale e torna giù con l’altro zaino e dopo qualche decina di minuti tornerebbe su per fare il bagnetto, e è inutile dire, Lo avevo detto che potevi fare un viaggio solo, e sei un Testone.
Da chi avrà preso, dici guardando l’acero fuori in giardino, ma riferendoti a Loro. Che ribattono, Ma da te, Da che pulpito.
E allora obietti che tu non sei Testone, sei semplicemente convinto di quello che fai, che lo progetti nei dettagli, che sei minuzioso e non ammetti obiezioni da chi quel lavoretto non lo farà e soprattutto mica l’ha pensato con la tua, di competenza. Intanto il Meo è già risalito dalle scale per sostituire lo zaino, con quello di prima, che ci avrà riflettuto su, altro che Testone, occorre ammettere.
Tu non è che annoti su un foglietto le varie volte, quasi sempre, che hai avuto ragione, e quando si tratterà di opporti a un, No, a caso non riuscirai a tirar fuori gli esempi passati che sono finiti indistinti nello scantinato della tua mente sempre tesa all’avanguardia e non a perdere tempo con situazioni sorpassate.
E come puoi allora non piazzarti sulle tue convinzioni con le molotov zeppe di motivi incendiati? Puoi, ma non ce la fai. Sembrano basate sul niente, quelle tue convinzioni, secondo gli altri, ma tu lo sai che invece no, che invece la cipolla, per dire, non va fatta rosolare prima dello spezzatino, ma messa dentro dopo, che se no brucia e diventa amara come il tossico. Tutte le volte che ti appresti, e lo spezzatino è già in padella, parte la domanda, Non è meglio che fai rosolare la cipolla e poi metti la carne?
A parte che lì occorrerebbe Jannacci, Se me lo dicevi prima, senza tante precisazioni, ma è che non resisti e ricominci con la spiegazione del bruciare e del tossico, ma con un filo di nervoso più teso perché sai che non sei Testone, tu lo sai, è sai anche, lo sai con precisione quello che stai facendo, e gli altri invece no, gli altri mangeranno sedendosi a tavola all’ultimo istante, la cipolla sarà dolce e armoniosa, ma arriverà lo stesso il, Io avrei messo un po’ di sale in più, e tu ti ricordi che la volta prima il sale era considerato troppo, ma per carità, Non ascoltare mai neh?.
Non ce la fai, niente.
È come quando tiri una vite nel listone dopo aver tribolato con la polvere del beton che ti impiastriccia i capelli, e Loro, Loro, ti dicono che era meglio due centimetri più a destra. Tu allora replichi, Ma fallo tu la prossima volta, Sei un testone, Io so quello che faccio. E via di seguito con il dialogo tra non udenti, mentre il Meo torna sopra a cambiare lo zaino. Quando poi il lavoro è finito, lo spezzatino o il listone, devi ancora chiedere, Va bene così? e sai che ti verrà risposto, Sì ma… Che è la frase dell’impuntarsi, e non ha niente a che vedere con il palato o con l’estetica. Tutti sono Loro.
Poi finalmente, vanno di sopra a fare il bagnetto al Meo e tu dopo un po’ sali e dici che quel sapone fa troppa schiuma e gli viene l’eczema, che l’hai letto su wikipedia, e Loro rispondono, Lo usiamo da vent’anni e è sempre andato bene.
Non ce la puoi fare. Sono Testoni, Loro, tutti, ecco cosa vuol dire.
Poi il Meo dice che a carnevale ci sono i testoni e, per ora, la questione è chiusa.

gene


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