
Basta solo inclinare un po’ a destra e a sinistra. Non è il volante di una macchina, che il ragazzino non ha mai guidato e quelle che si vedono sono lattine carbonizzate o schiacciate. È il manubrio, è una bici. Un po’ grande per lui, dalla stanghetta non tocca terra, fa niente e ci balza in sella con la rincorsa, prende velocità e, una piega di qua e poi di là, sente il ritmo inebriante del respiro sicuro del sonno. Ma è sveglio e fila via curvando tra detriti e relitti. Saluta con la mano, a volte con due, per vedere come si sta, anche se non c’è nessuno. Oltre gli scheletri delle case, la polvere del deserto è indurita e il grip è perfetto. Il deserto non è un vero deserto, lo è diventato dopo; i cactus non sono i cactus dei libri, sono ulivi o cedri stecchiti come matite nel sole. La gioia è un dito che sfiora con delicatezza la gola e fa prudere la pelle.
A faghi ‘l giir da ca’ e a ghé più gnisun, canta il ragazzino, con le ruote così veloci che sembrano alzarsi dal suolo ed è un piccolo volo di un centimetro. Non è un paese per montagne, questo, solo colline spelacchiate, con vene inaridite, ma il vento nei capelli, oh sì, è antico, viene dai millenni e ci sarà ancora e per sempre. Carrarmati sventrati sembrano ricambiare i saluti con gli obici in alto, braccia che si arrendono. Femori e sterni biancheggiano, una piega di qua e una di là e oplà, si passa. È divertente l’ondeggiare nel mondo che hai.
Si sentono soltanto il woooosh dell’aria e lo ziiiiiiiiiii delle gomme; il profumo della polvere allieta, anche mischiato alla selce sfregata che al ragazzino ricorda il papà quando stavano fuori a far su il muro del giardino.
Altri ossi, altre seppie, ferraglie e calcine. Il Nuovo Mondo è bellissimo, la bici un gioiello, non deve neanche frenare. Chissà se è ancora primavera o già estate? Tutto è pulito, come se avesse piovuto un’ora fa, ma non ha piovuto, non tuona, non lampeggia. Non tuona e non lampeggia più. Brilla solo il cromo dei parafanghi, allungato a velocità come un raggio d’argento nell’oro della sabbia, o nel blu del cielo quando la bici balza oltre le trincee di ossi e di seppie.
Piega, pedala, balza, saluta il niente e il nessuno. La libertà.
gene
