
Con lo sguardo impostato alla telecamera, dopo aver strizzato l’occhio al cameramen, il Ministro delle Finanze Occultate (Mfo) si preparò alle domande. Non prima di aver dato il saluto a tutti da parte delle istituzioni, per sentirsi spalleggiato.
– Cosa intende fare per migliorare il potere d’acquisto dei cittadini?
– Grazie per la domanda. Prima vorrei fare una premessa che tenga conto delle misure già implementate, frutto anche della collaborazione con la Commissione della Spendibilità Aggregata. Ci sono state una decina di riunioni nelle quali si sono valutate le criticità più evidenti. Quanto sarebbe costato ai cittadini l’aumento del carico fiscale imposto dallo Stato, piuttosto che l’impatto sullo sviluppo di altri progetti, e altri dettagli. L’iter è stato dibattuto nelle apposite sedi. Per rispondere alla sua domanda posso dire che siamo a buon punto, ma poi occorrerà l’approvazione del popolo.
– Cioè, alzerete i salari e aumenterete le imposte ai ricchi? Il popolo sarà contento.
– Prima di rispondere vorrei fare un passo indietro. Quando il mio bisnonno aveva vent’anni, faceva la fame perché non c’erano soldi. La situazione di allora è imparagonabile a quella odierna, che si lavora per cinque giorni a settimana e si hanno quattro settimane di vacanza all’anno. È chiaro che la situazione è migliorata dai tempi del bisnonno, ma secondo noi, dopo un’attenta analisi, non è più sostenibile.
– Quindi alzerete i salari?
– Esatto, come dice bene lei – scusi, per quale giornale scrive?
– Il Popolare.
– Ah sì, quel foglio un po’ estremista. Ma dicevo. Sì, alzeremo i salari con dei contratti collettivi. La nostra proposta, la più importante, è lavorare un giorno in più alla settimana e sarebbe uno scatto importante perché si passerebbe da 42,5 ore settimanali a 50,5. In previsione, come misura d’accompagnamento, si dovrà ridurre da 4 a 3 le settimane di vacanza, misura che è considerata sostenibile anche dalla Commissione dell’Equilibrismo.
– Scusi la parola, ministro, ma non le sembra una stronzata?
– Farò finta di non aver sentito questa provocazione, tipica del giornale per cui scrive e che non perde occasione per criticare senza sapere. Mi preme invece di sottolineare l’ottimo lavoro collegiale, sostenuto da tutti i partiti dell’arco costituzionale e dalla categoria degli imprenditori.
– I sindacati cosa dicono?
– Stiamo preparando un tavolo con le parti sociali che sono disposte ad accettare il nostro programma. Non tutti i sindacati operano solo con atteggiamento disfattista, alcuni sono dalla parte dei lavoratori e sono contenti per l’aumento delle ore di lavoro dei loro appartenenti. Del resto, il momento richiede sacrifici da parte di tutti, anche da parte dello Stato con il suo costo esagerato dato da impiegati e tecnici, e da sostegni sociali gravosi che ormai non sono più al passo con i tempi. Ridurremo anche gli sprechi per la scuola e per la sanità. Come vuole gran parte dei cittadini che sono stufi di questa eguaglianza senza merito. Non tutto può essere gratuito, neanche la salute, che andrebbe preservata dall’individuo, non protetta dallo Stato spendaccione. Chi può pagare studia, chi è ammalato si curi, chi non può studiare lavori, chi non può lavorare faccia una riflessione sul proprio comportamento. Il maggior carico di ore settimanali aprirà le porte a chi ha meno possibilità e a chi ha buona volontà.
– In sostanza, lei dice che la paga rimarrà tale, ma si lavorerà di più? È una catastrofe.
– Questo è il pensiero delle solite mele marce. Guardate che ci sono molti volontari che svolgono le loro mansioni gratuitamente. Si prenda esempio, per il bene del Paese e di chi produce ricchezza, dal volontariato che ingloba i cittadini che fanno senza sempre pretendere una ricompensa. Ci vuole più altruismo. Doveri, non solo pretese.
– Dunque, lei sarebbe disposto a rinunciare al suo stipendio?
– Stipendio non è la parola giusta: è un obolo per il tanto tempo che la politica mette a disposizione della comunità. Lo vorrei, certo, chi non vorrebbe lavorare gratis? Ma il mio mandato ha una legislazione precisa e che è, purtroppo, e lo dico a malincuore, immodificabile. Non siamo possibilitati a ridurre i nostri emolumenti. A questo punto mi sembra che non ci siano più domande. Grazie per l’attenzione e buon lavoro.
Lo disse con un bel sorriso in camera, una mano sul cuore e l’altra alzata come saluto a qualcuno in fondo alla sala.
– Aspetti! Scusi! Ancora una domanda! Cosa…
Ma i microfoni si erano già spenti.
gene

2 risposte a “Il Ministro delle Finanze Occultate”
geniale. ❤️
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eh!
Ciao tesor
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