tuttologia in direzione contraria

Ancora due tramonti. La sposa delira. E a me tocca stare fuori fino alla fine del giorno, a scrutare il sentiero e le ombre. Ma è meglio, no? così non penso al padre di chi sta per nascere. Ci ha messo lui, l’Inconoscibile, in questa condizione di fuggiaschi? È lui che ci odia al punto di spingerci in una tana per salvarci la vita e preservare quella del suo feto sacro e illegittimo?
Non sono molti gli anni che mi attendono; non mi dispiace, si riducono anche gli affanni e le schegge nelle mani a furia di piallare croci. La sposa invece è ancora giovane e nel suo sragionare disperato vede già la morte del figlio che si muove nel suo ventre. Non so dove vada a dissotterrare queste pene, ma è certo che quel padre le ha lavato il cervello. Nemmeno nella branda a occhi chiusi sembra avere pace. Nemmeno nei vaneggi si confessa. Non è neanche da perdonare, mi fa pietà.
Questa terra contesa, smembrata da poteri religiosi e imperiali, non lascia il tempo per piangere. È una terra maledetta, anzi no: sono le genti a essere maledette. Non cambierà mai nulla, tutti quanti se la contenderanno, questa patria arida e senza amore, di assurda aria limpida e feroce lingua, di assassini e ladri.
Nel nome di un dio o di un altro, per l’imperatore o il giudice, avvelenano il pane e i pesci.
Dal sentiero non arriva nessuno, siamo soli, io, la sposa e il suo nascituro.
Non posso dormire, la venuta è prossima.
Se qualcuno arrivasse, porterebbe la morte.
Porterà la morte.

gene


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