Era arrivato in paese con grandi pretese: sedersi, bere, parlare, farsi delle idee e
scambiarle. Solo che nessuno aveva tempo per i suoi pomeriggi a far niente e lo invitarono a trovarsi un lavoro serio, come costruire pareti o tagliare piante. Accettò il consiglio, in parte, e al mattino si mise al servizio del Comune come giardiniere, spostando a sera inoltrata le sue sedute filosofiche. Non ci capiva molto di gladioli e azalee, e nel dubbio tagliava tutto. Poi si buttava a dormire all’ombra di un tiglio o di una betulla in attesa dell’ora dell’eloquio. Fino alla fine del primo mese, spese in anticipo e a credito la paga in birre con alcuni giovani e anziani, autorizzati a perdere tempo dall’improduttività di queste due categorie.
A fine mese, al momento di riscuotere la paga, il segretario gli disse che non aveva compilato la tabella oraria.
– Devi darmi per filo e per segno i lavori che hai fatto e il tempo che ci hai messo – disse quello, serafico come se si trattasse di spulciare un cane.
E visto che l’altro pareva non capire, aggiunse perentorio: – Un conteggio!
Passò una giornata ricostruire il numero di gladioli falciati – sui trecentoquaranta, stimò – e di azalee strappate – non sapeva bene, buttò là tre dozzine. Ore? A occhio.
Il segretario lo pagò, esclusa la fatica di stendere quella specie di breviario.
Saldò il conto del bar, salutò i giovani e gli anziani.
– Il lavoro va bene, ma calcolare il lavoro è troppo faticoso.
E sparì, portando via bevute, discorsi, idee e la mezza paga rimasta.
gene
Postilla
In ogni burocrazia, le scartoffie aumentano man mano che si passa sempre più tempo a fare relazioni sul sempre meno lavoro svolto. La stabilità è raggiunta quando si passa tutto il tempo a fare relazioni sul nessun lavoro svolto.
Arthur Bloch, Legge di Cohn, La legge di Murphy II, 1980

senza neanche le figurine da scambiare. Urgeva qualcosa che superasse le botte tra russi e inglesi e la tetragona Italia, che facesse dimenticare le teste di cuoio e le teste di cazzo, la moltitudine di squadre di un’Europa sempre più obesa e incazzata, immobile e vecchia. Qualcosa oltre gli inni cantati a forza e le bandiere al vento dell’odio. Ma cosa?
sentono i disastri, hanno mollato il nettare e si sono librate in volo tutte assieme, fermandosi a osservare il fuoco che divampava e bruciava i fiori. Con un rapido consulto, hanno deciso che bisognava fargliela pagare e hanno mirato l’incauto pilota che scendeva placido col paracadute. Lo hanno punto in cento e il poveraccio ha rischiato la pelle una seconda volta.
