Avvertenza
La seguente lettera era stata scritta e pubblicata l’anno scorso dal collettivo sopracitato, ma fonti dell’Ente di Controllo della Veridicità e Freschezza Mediatica (ECVFM, che così almeno non si riesce a pronunciare neanche da cioch) l’hanno dichiarata riproponibile per il seguente motivo: da allora è cambiata solo la decima da pagare all’entrata, une delle poche cose che in Ticino ancora si alzano.
Sottotitolo: Gendarmi e Fantaccini
Caro Savonarola, ehm, cioè… Caro… No! Santissimo Re Rabadan (ecco),
che noi umilmente servi non sappiamo ancora chi sei, ma nel dubbio mettiamo la faccia sotto ai tuoi piedi, per servirti. Punto.
(Mi raccomando, vediamo di non farci riconoscere eh, facciamola un po’ anonima.
Okay okay).
In questo anno duemila qualcosa, quasi duemilaqualcosaltro, ci pregiamo di richiedere, virgola, se per caso dignitosamente Tu ci ascolti a noi sudditi poveri. Punto.
(Che c…
Zitto con le parolacce! Ci sono i Securisiotti e la Censura.)
Primo e anche secondo, due punti e punto di domanda, dopo: perché il tuo Predecessore Dantone e la sua corte ci ha tolto, con rispetto parlando, la gioia di fare Carnevale come ci pare? Con le decime che ci tocca pagare non ci resta che piangere e nemmeno un copeco per la birra tiepida.
(qui si potrebbe mettere una parolaccia, eventuale.
Sì, e poi diciamo che ci è scappata e la cancelliamo)
Cazzo punto esclamativo!
Terzo! (gridato) due punti: tutto quell’esercito, che vuole anche mettersi la maschera per infiltrarsi, chi l’ha chiamato? Eccellentissimo, noi sappiamo, e lo diciamo strisciando, che non sei stato tu, ma quel Gendarme che faceva il Presidente prima e che consiglia il Fantaccino di adesso, punto e virgola. Ma c’è proprio bisogno? C’è già tanta gente, proprio un altro centinaio ce ne voleva?
(Io non so se risponde, però, tre puntini…
Le domande qua le facciamo noi, umilmente punto.)
Quarto, e quarto e un quarto (per l’orario, sembra): tutti quei Gabellieri non potevate vestirli meglio? Con tutti i soldi delle entrate, chiamate un sarto dalle corti di Francia e rendeteli presentabili, invece che con quelle taglie giganti che sembrano nani (lo diciamo obiettando, con garbo).
Quinto
(Salute!
Quinto come cinque, non il boccalino, punto
Segue imprecazione, ndr
Lasciami fare.)
Quinto, dunque: quelli che sono dentro il recinto della Città del Carnevale possono vendere e spendere e cantare e suonare. Ma quelli che stanno fuori, le osterie del viale della Stazione, di viale Portone, alle Semine, in via San Gottardo e di qua e di là, perché Sire Eccellentissimo e futura luce illuminata e onnipotente, a quelli lì, insomma e anche virgola, non gli lasci fare un carnevale per loro conto? Sono figli di questo mondo, perdiana, punto esclamativo carpiato.
Sesto, come i Papi e i figli, due punti: al corteo il Re Grasso e Grosso di prima, in accordo col Gendarme Presidente e il Fantaccino Presidente, aveva multato alcuni gruppi dotati d’intrusi. Ma scusa, scusa la nostra umile faccia sotto i piedi se per caso disturba i nobili tuoi calli, ma non era scritto che più gente osannava la tua gloria e meglio era? Oltre a iscrizione, pedaggi, gabelle, tasse, affitti, tessere d’entrata, ora ci tocca anche pagare per esserci al Corteo in onore della Tua, e vai col maiuscolo, Magnificenza? Noi non abbiamo più molto in tasca, e non abbiamo neanche tanta voglia di divertirci, nemmeno guardando i Securisiotti impacciati e ora anche con le maschere a fare scherzetti. Punto e doppio punto, cavolo.
Settimo, come quando nascono quelli che hanno fretta: le decorazioni in tuo onore sono vecchie e allora digli di cambiarle a qualche Commissionato Artista di Corte Mondiale. Però, virgolissima, non chiedete ancora denari o beni a noi servi della gleba, che non ne abbiamo più eh, con l’acca.
(Perché l’acca?
Non vale niente, quindi non costa. Forse.
Ah. Con l’acca, indi.)
Ottavo, tu che lo sei di Roma e del Mondo Intero: la tua esilarante corte di officianti, giullari, donzelle, ancelle, bardi, tesorieri, ciambellani, tutta vestita a sfarzo sfarzoso, quanto costa a noi in termini di decime sul grano e sul gramo vivere? E le godende degli ambasciatori comunali e cantonali, dei segretari, dei portavoce, dei Sindaci e dei Podestà, quelle godende che a noi basterebbero per diec’anni, con quanti carri dovremo portarle? E su quei carri potremo almeno fare musica a tutto volume, oppure se ne adonteranno conti e marchesi, duchi e principesse, punto di domanda rotatorio?
Nono, in quanto avo o doppio diniego: le nostre madri, figlie, progenitrici, i nostri sfortunati figli tarati e drogati e alcolizzati che abbiamo educato male, noi stessi vestiti di pezze, tutti noi che stiamo in fondo alla campagna saremo ancora frugati a sangue dai Securisiotti? No, chiediamo, servilmente Tuoi, perché in quel caso verremo nudi e crudi, biotti come rane, minchia e punto, così il problema è risolto.
E decimo e per finire questa lode alla Tua Bellezza, che ci attendiamo immensamente fulgida e munifica, decimo ordunque: in tempi andati il Carnevale era del popolo e in quei giorni eravamo liberi di fare e ridere e sognare e schernire e creare e andare e venire e bere e cantare e suonare e sdraiarci e dormire e baciare e ballare e trombare. Perché il Presidente Gendarme con divisa nel cuore, il Presidente Fantaccino con giacca ricamata e il Re Predecessore Tombaiolo ci hanno tolto perfino la terra pubblica all’uopo di svuotare le nostre tasche e recintarci come maiali al macello? Genti di terre lontane arrivano ognora per la Tua futura Gloria, maiuscolo e virgola e due punti: e non sarebbe allora meglio che si sentano liberi e proprietari, loro che non hanno niente, del loro divertimento per quei cinque giorni all’anno?
(Liberi si fa per dire…
Parolaccia questa libertà.)
Undecimo, o anche di più: dall’alto della tua Cultura Illuminata, colma di Dotti, Medici e Sapienti, Cerusici e Istitutori, provvedi Tu a educare noi rozzo popolo ignorante alla storia del Carnevale, fatta di rispetto e fantasia. Il Trio di Gandria che dominava prima invitava parenti, amici, vivi e morti a controllare i comportamenti dei loro Infanti Irregolari, ma noi laceri e squattrinati non abbiamo né tempo né qualità per star dietro ai Virgulti. Fallo tu, o Sire Grandioso e Multiforme, possibilmente senza toglierci altro sangue dalle vene sottoforma di pecunia o prebenda.
Conclusione, punti, puntini e virgolette: il tintinnare di denaro che piove nei tuoi Forzieri meravigliosi e dorati è un frastuono che copre i frizzi e i lazzi di noi straccioni gutturali. Non è ora di far rivivere quello Spirito del Carnevale di cui il Gendarme, il Re Predecessore e il Fantaccino, nella loro infinita saggezza e preveggenza, incolpano noi per la sua dipartita, quando invece sono stati proprio loro e la loro Corte a volerlo defunto?
Orsù, noi teniamo la faccia sotto i vostri piedi per tutto l’anno, ma nelle Cinque Giornate ritiratevi nelle vostre residenze di campagna. Te lo chiediamo con straordinaria umilté, liberté e fraternité. Non assalteremo forni, promesso, e una volta finito tutto torneremo alle angherie e alle decime dei Gabellieri di professione.
Infinitamente umili e con somma servitù, virgola, e punto.
Collettivo Guascogna 2014
Malu Cortez de la Playa Valdes del Porcon del Mulin
Cyrano de Valegion