tuttologia in direzione contraria

Lettera da lontano

Cara madre,

vi scrivo che è il 24 dicembre, quando leggerete sarà già passato più di un mese, tanto duramigranti de amicis il viaggio da qui alla nostra casa. Stiamo bene di salute, anche se il viaggio è stato interminabile nelle sue difficoltà su quel mare infinito. Antonio ha avuto la febbre, il mangiare era poco e gramo e ha fatto sempre freddo e non si usciva quasi mai dal dormitorio nella stiva, che puzzava in modo insopportabile. Ci sono stati tre morti, tra cui una donna, che non hanno nemmeno ricevuto sepoltura, sono solo stati buttati in mare dentro sacchi di iuta.

Appena sbarcati, ci hanno riuniti con altri che erano giunti prima di noi e ci hanno fatto delle visite mediche e poi ci hanno chiusi in una specie di lazzaretto che loro chiamano hospital, sporco e gelido. Dicono che ci dobbiamo rimanere quaranta giorni, per eliminare microbi e pidocchi che loro non vogliono nella loro terra.

Abbiamo ancora solo la metà dei soldi che abbiamo portato, ma ci toccherà ancora pagare per andar via di qua. Ci trattano male, come stranieri quali siamo, senza una sola parola in italiano, ma sopportiamo aiutandoci e dandoci conforto l’uno con l’altro.

Confidiamo che una volta in città si trovi lavoro tramite lo zio Giuseppe, ma al momento non posso darvi notizie di lui. Se davvero ci daranno la paga che diceva lui, contiamo che in due anni si possa rifondere il debito con l’avvocato e riscattare le vostre terre, e che entro dieci anni si possa poi tornare al nostro paese e alla nostra gente, che già ci mancano così tanto da sognarli tutte le notti.

Spero che voi, cara madre, stiate bene e non siate in pensiero per noi, che in qualche modo ce la caveremo. Vedendo gli altri emigranti che sono chiusi in questo posto, un poco ci consoliamo, perché la povertà di tutti pesa meno che portarla da soli la propria. Salutatemi tutti i nostri cari e dite a Maddalena che appena avrò guadagnato i soldi per il viaggio glieli spedirò e potrà raggiungermi. Anche se ci sposeremo qui e non nel nostro paese, saremo felici lo stesso.

Vi abbraccio e vi porto i saluti anche da parte di Antonio, che sembra stia meglio.

Con affetto,

vostro figlio Gregorio.

 Ellis Island, stato di New York.

 

gene

 

Postilla

Dedicata ai ticinesi smemorati.

Una riproposta. L’emigrazione è valore eterno e universale


4 risposte a “Lettera da lontano”

  1. Queste persone si facevano il mazzo per lavorare e non vivevano alle spalle del governo. Non molestavano le donne. Non rubavano eccc ma seguivano alla lettera le leggi!!”Sicuramente come i migranti che arrivano in Europa neeeee!!!”Smettiamola con questi buonismi le persone sono stufe di questi lazzaroni!!

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