tuttologia in direzione contraria

“Aiutiamoli a casa loro!”

La decisione era finalmente stata presa, dopo tanta protesta. Il governo aveva stabilito la crociatelinea, chiesta a furor di popolo:

“Aiutiamoli a casa loro!”.

Una scelta di grande valore umano nei confronti di migranti che fuggivano dalle guerre e dalla povertà e che si presentavano alle nostre porte, dopo viaggi terrificanti durante i quali morivano a migliaia. Con il progetto

“Aiutiamoli a casa loro!”

finalmente tutta questa gente non avrebbe più dovuto lasciare la sua terra e fuggire per salvare la pelle. Avrebbero avuto un futuro nel posto dove sono nati.

Il passo successivo al lancio della grande idea umanitaria fu come organizzarla. Il governo indisse la sottoscrizione di volontari per andare nei luoghi di provenienza dei migranti per aiutarli a casa loro, convinto che la moltitudine di cittadini che avevano riempito social network e blog con questo suggerimento avrebbero fatto la fila per imbarcarsi.

Invece si presentò una sparuta delegazione che spiegò come per

“Aiutiamoli a casa loro!”

s’intendeva che avrebbe dovuto pensarci lo Stato. Ma ormai il progetto era stato lanciato e il Ticino era stato portato alla ribalta mondiale per questa sua geniale intuizione, con relativa candidatura al Nobel per la Pace. Non si poteva tornare indietro.

Il governo tentò un’altra carta, per raccogliere volontari: scandagliò tutti i post di facebook, i blog di Ticinonews e quelli di Tio degli ultimi tre anni, annotando tutti gli utenti che almeno una volta avevano scritto “Aiutiamoli a casa loro!”. Circa 50mila. Una lettera fu spedita a tutti loro per chiedere se volevano partire per aiutare. Risposero in tre. A quel punto, bisognava passare all’obbligo e secondo parametri precisi il governo costituì una forza speciale d’aiuto di 10mila unità (per volta) che sarebbero partite per Siria e Eritrea dopo preciso addestramento.

Oggi che la forza di pace del progetto “Aiutiamoli a casa loro!” è pienamente operativa, si possono tirare alcuni bilanci: diminuzione drastica delle richieste d’asilo (con conseguente chiusura di quasi tutti i centri d’accoglienza), notevole risparmio economico, allentamento dei dispositivi di sicurezza sul territorio cantonale e miglioramento della pace sociale.

La sola controindicazione è che sulla scena politica sono finiti ai margini UDC e Lega dei Ticinesi, perché dalla Siria e dall’Eritrea non si può votare per corrispondenza e la quasi totalità dei missionari del progetto “Aiutiamoli a casa loro!” sono aderenti a questi due partiti. È un po’ un peccato per la pluralità, ma quanto stanno facendo per la povera gente in guerra sarà ripagato con la gloria eterna.

 

gene

 

Postilla

“E basta con il buonismo, questo è realismo signori!”

(citazione virale)


3 risposte a ““Aiutiamoli a casa loro!””

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