tuttologia in direzione contraria

Il foulard bianco

La casa era illuminata dal sole, ma ormai solo da quello. Negli oceani dell’amore, s’erano perse le perle e pure le conchiglie. Lui sempre fraterno, lei lontana, uno a poppa l’altra a prua, come se gonfiassero vele diverse. Avevano cercato le solite frasi.

– Proviamo a rinvigorire il nostro vento.

Ma poi, dopo mezzora d’amore, il vento tornava a calare, lasciando solo aria umida di pioggia.

Non avevano figli, ma non per questo non erano stati felici. Anzi, il bastarsi da soli aveva innalzato attenzioni e cure, per anni, per giorni luminosi come il sole di adesso. Ma il sole di adesso era sfacciato e il cielo blu non si poteva quasi sopportare. Fuori dalle vetrate, giardini di fiori e piante, erba libera e tosata con cura. Dentro, posate d’argento, troppo numerose per loro due. Per questo, invitavano amici, per essere meno obbligati al loro modesto sentire.

Nessuno dei due aveva mai tradito, ma se fosse successo forse non se lo sarebbero detto più, forse non sarebbe servito e da qualche parte avrebbe fatto male lo stesso.

I pensieri però vagavano e a un certo punto anche i sogni immaginarono altri corpi. Lui nel foulardsonno risvegliava coiti ingovernabili con donne intraviste per strada, lei si cullava di parole senza suono che uscivano da labbra sconosciute.

Di questo non dicevano mai, ne erano disturbati solo quando al primo caffè del mattino toccava guardarsi e parlarsi. A volte a lui veniva voglia di possederla e ci provava, ma lei era troppo assonnata e avvolta di parole notturne per accondiscendere.

Un mattino, col sole che entrava di sbieco e illuminava la tavola, lei si decise.

– In sogno c’è un uomo che mi parla con dolcezza. Ha un foulard bianco al collo. Credo che verrà e io sono qui ad aspettarlo.

Lui restò a bocca aperta, non per la fuga di lei in un posto a lui precluso, ma perché quella dichiarazione gli parve follia.

Il campanellò suonò.

Lui andò ad aprire, e sulla soglia c’era un uomo della sua età, di una bellezza emaciata. Al collo aveva un foulard candido come la neve.

Lo fece entrare e lei si alzò, illuminata da spavento e frenesia. Gli si avvicinò.

– Sei arrivato, ti aspettavo… Chi sei?

L’uomo svolse il foulard, premette due dita nel buco che era apparso nella gola e con suono metallico rispose.

– Sono l’amore morente.

 

gene

 

Postilla

La costruzione del mio amore
mi piace guardarla salire
come un grattacielo di cento piani
o come un girasole

Ivano Fossati


Una replica a “Il foulard bianco”

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