Era un mondo fatto così figliolo, a suo modo tremendo. In mezzo a guerre e atrocità, ci
facevano credere che andare a votare fosse un dovere assolutamente necessario.
– Cosa significa votare?
– Il popolo poteva dire sì o no a qualcosa proposto dal potere o da suoi rappresentanti. Oppure, anche, partecipare al voto per decidere chi entrava o usciva dalla composizione del potere. Si chiamava democrazia.
– E perché non c’è più?
– Perché prima della rivoluzione, la democrazia s’era consumata da sola.
– In che senso?
– Cominciammo a dover decidere cose marginali, leggi che colpivano minoranze come donne velate, senzatetto, giovani, mutilati, profughi, malati e vecchi. Mentre la struttura sulla quale era cresciuto il nostro progresso stava crollando per consunzione, noi andavamo in processione a eleggere candidati che nei loro comuni erano di cattivissimo esempio. Le campagne elettorali non parlavano più di idee o progetti, non alimentavano soluzioni per un progresso giusto e sereno e condiviso, erano feroci battaglie personali, con cartelloni promozionali sempre più grotteschi, slogan stanchi e frusti, lettere anonime per screditare i rivali, denigrazioni, voti per corrispondenza strappati quasi con la forza, scheletri cavati dall’armadio, bugie, accuse. Il tutto mascherato d’ipocrisia, la sola copertura del viso ancora legale.
– Ma perché tutto questo?
– Per l’ottusità. Ricorda, se un popolo è ottuso o ridotto in quella condizione, i suoi rappresentanti saranno i re e le regine degli ottusi, quindi ottusi al massimo livello.
– Che brutto…
– Dai, che è tutto passato. Andiamo a cercare acqua.
gene
Postilla
Se votare facesse qualche differenza non ce lo lascerebbero fare.
Mark Twain

Una replica a “Il voto”
questa frase di Mark Twain non la conoscevo. Mi ha stroncata, mi rendo conto di quanto e’ profondamente vera, leggerla nero su bianco mi ha colpito molto.
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