tuttologia in direzione contraria

Petrolchimica omicida

Non sarà poesia, occorre dirlo,
niente metrica o bellezza della rima,
solo ricordo e speranza infranta e quindi vana

Terra dura di morena affiorata da ghiacci scomparsi e immemori, eppure terra mite e indipendente alla periferia dell’arraffare.
Che fare di questo posto inutile per bestie e frumento, dove florida tra i sassi c’è solo la ginestra?
Vendiamolo, no? Terra buona non è, e nemmeno petrolio nel suolo.
A chi? A una raffineria che il petrolio porterà e andremo nel futuro, oggi, stufe e automobili, il progresso, basta capre pecore e letame.
Mio padre disse no, ma restò solo.
Si vendette, dunque, in coro e giubilo immaginando incenso e mirra, nonché oro per le tasche.
E venne dunque la petroliera, e giacche a vento e libri per noi bambini delle scuole, maglie nuove per il calcio, libertà e perline colorate, in una giostra di blandizie.
E poi ancora seducenti: litri di latte agli operai per sciogliere i veleni, basta quello, paura non avere, manovalanze a cui vagheggiare, benessere subito e domani le pensioni, maestranze a turni ininterrotti che guadagnavano al sicuro ciò che mai avrebbero cavato spezzandosi le reni nelle cave e nei cantieri.
Poggiavamo slitte su neve punteggiata in nero da caligine e i fumi andavano a sud e a nord col vento di Riviera, annerendo davanzali e vetri e prati.
Con uno straccio si pulisce.
Il petrolio in salamoia mefitica iniettato nelle vene scoperte della terra e nello scorrere delle acque fino al fiume, aggrappato a bronchi e fegati.
Esalazioni alle quali ormai adusi facemmo l’abitudine e ancora oggi, con un velo di perfida afflizione, ristagnano in certe zolle amare di quel posto abbandonato dal profitto e dalle genti, dove crescono di nuovo piante in un rigoglio da tropico lebbroso, e nessuno se ne cura, nessuno vuole.
Intanto che si aspetta di scavare  – a chi tocca? a me, no, a te? no? – per riportare a un’illusione di bontà, un’altra terra accoglie i morti appena fuori dal paese, nemmeno concimata con i soldi, forse quattro o cinque, messi via a riscatto di sconcezze, pochi soldi che non bastano nemmeno per i fiori e troppo tardi non placano il dilemma: siamo stati sciocchi o sfortunati?

gene

Postilla
Non abbiamo venduto l’anima, ma l’esistenza
g.


2 risposte a “Petrolchimica omicida”

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