tuttologia in direzione contraria

Mangia la minestra con ingordigia. È un ragazzo di quattordici anni.
Non è tanto buona.
Invece che pensare al mangiare, prega. Quanti santi hanno vissuto un’esistenza di digiuno e qualche bacca ogni tanto.
Lo dice un sorvegliante, quello con le bretelle.
Ma io non vivo nel bosco, sono qua da voi che non mi lasciate uscire che un paio di quarti d’ora al giorno.
Appunto, prega, hai tempo!
Padre nostro, ci dai il pane quotidiano e va bene, e anche questo brodo. Non so se lo cucini tu, ma se così fosse, da onnipotente quale dicono, potresti metterci almeno un po’ di sale, o una pastina. Io ci provo a farmi rimettere i peccati, ma pare che non siano quelli giusti visto che poi mi tocca pregare lo stesso, come ora. Appunto: ora, prega, e lavora. Non sono indotto in tentazione, tranquillo. Amen.
Hai pregato? Ritirati nella tua stanza.
Non posso restare ancora un po’ con i compagni?
No.
Perché?
Perché no.
Si avvia senza più chiedere, non vuole rimanere in ginocchio per punizione, a pregare ancora.

Il giorno dopo scende nel refettorio, prega e mangia il pane duro e il latte freddo. Poi va in biblioteca.
Che brutto libro, pieno di menzogne, pensa. Non voglio più stare qua.

Ci sono le partite di calcio con gli altri collegi, momento di svago. Mostra la sua forza. Ma solo il sabato, poi torna la noia con momenti di rabbia. Che reprime fino al sabato dopo, quando sfonda di nuovo la rete con il suo sinistro.
Voglio giocare a pallone
Sai fare solo quello, sei un buono a nulla. Prega.
Padre nostro che non sei da nessuna parte, non ho più voglia di santoni e minestre, stasera esco a cercare il pane quotidiano, magari meno raffermo. Nell’attesa della tua inattendibile venuta, io intanto vado. Amen.

Salta la finestra del collegio nel cuore della notte, attraversa boschi senza bacche e al sorgere del sole è lì in strada che tende la mano.
Qualcosa farò.

gene


Una replica a “libertà”

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