tuttologia in direzione contraria

ghost track #24

(…) Saranno mesi sospesi nel vuoto. Quando si sveglia al lunedì verso le sei e mezza è già sfinito per la partita e la Dele, e la settimana si fa lunga, i giorni paiono inconcludenti. La partita sarà solo la domenica – e quella di ieri è stata giocata coi pensieri dislocati e persa, ancora una volta, senza nemmeno cordoglio – ma il lavoro è quotidiano e gli fa male. La Dele invece la vede prendere l’autopostale in inverno che neanche albeggia, ma lei non lo degna di uno sguardo. La adocchierà per quei brevi istanti mattutini fino al venerdì, a volte pure quando scende alla sera, sempre con lo sguardo rivolto alla stalla del Senesio o ai suoi piedini coi mumbut, se c’è neve. A lui gli punge il cuore al ricordo di quella tombola quando si guardavano di soppiatto, a ogni  numero estratto e segnato a casaccio con il disinteresse di chi cerca un alibi per non farsi prender via. Poi vai a sapere, e giù con le ipotesi alla rinfusa, la Dele è sfuggita e parlarle è inutile, ci aveva provato e lei aveva ribattuto a un semplice ciao con un “Non annoiarmi”, che una coltellata era meglio.
Così, con queste folate di vento siringate nei nervi, guarda l’orologio alle sette e venti sperando che siano già le cinque per uscire e andare dal Carlin, che almeno c’è la cameriera argentina e non si sa come sia capitata lì. Darebbe l’idea, di starci, la ragazza, ma poi una sera la vedrà strusciarsi col bergom della masseria e metterà via la possibilità, anche quella, di un diversivo e la Dele tornerà a rompergli l’anima. Non se ne esce, in sostanza.
Non vuole dichiararsi prigioniero dell’amore, e soprattutto non vuole che si sappia, anche se ogni tanto qualcuno lo stuzzica con qualche frase del tipo “Con le donne non si sa mai”, che considera rivolta solo a lui, come se avesse un bersaglio sul petto e gli altri che giocano a freccette. A nessuno interessa un cazzo dei suoi patemi, se non per sogghignarne, è chiaro come quando c’è d’accanirsi contro qualcuno sperando che non capiti a te (che sia un esorcismo?), ma lui soffre ormai anche di manie di persecuzione che si allungano come ombre della sera.
Qualcosa dovrà pur fare oltre a scavarsi una buca grande come il Campirasc.
E quindi lo fa, il qualcosa, sembra avere un piano, anche se dovrà aspettare l’occasione soffocandosi nell’ansia, ma dissimulando.
– Te m’la diss an a nui la pensada? –
(…)

gene


Una replica a “ghost track #24”

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