tuttologia in direzione contraria

Becaària e altre storie

La festa era bella e c’erano voluti tredici anni per arrivare, dall’uscita del romanzo alla fine delle riprese del film. La festa conteneva e scioglieva lo sforzo di una decina di sceneggiature riviste e le peregrinazioni del Regista per capire come fare. Oltre al bussare della Produttrice in cerca di soldi. L’Autore del libro, intanto era già andato oltre con alcuni romanzi e non è che fosse stato lì ad aspettare. Anzi, lo innervava un certo scetticismo, ma non ci pensava neanche tanto. Poi però alla festa di chiusura delle riprese c’erano tutti, compresi gli attori, soprattutto il giovane Mario e il contadino Rinaldo e loro tre composero quella sera una specie di banda della sangria prima e della birra poi. L’Autore e Mario avevano rischiato lo scherno e cantato una canzone composta proprio per l’occasione, schivando i diritti con una versione in una lingua comprensibile solo all’Autore, ma che il ragazzo Mario aveva imparato al volo in una domenica di sole a casa, col Meo estasiato (il Meo è l’alter ego dell’Autore, in versione potenziata).

I tacherà su ‘l Giorda con ‘n cadene d’oor
l’é propi ‘na furtunu
l’é robò gnomà sedes cauri dal Re
e vendui ai pouri matlosen

In piedi sul muretto. Applausi, il Regista commosso e poi via ancora di birre, con i discorsi che si andavano facendo vivi e ingarbugliati. Con l’aggiunta di Davide a completare un quartetto sempre più godereccio. Attorno a loro, tutti in festa e però con quell’aria di vacanza imminente che un po’ di malinconia la mette, quella cosa di quando si finisce e chissà se ci vedremo mai più così belli e impegnati.
Due mesi prima, nel giorno in cui avrebbero dovuto cominciare le riprese, il cielo precipitò sulla valle, una alluvione che scoscese le montagne. Furono giorni terribili, morti e dispersi, una terra violentata. Nessuno del film si fece male e le riprese cominciarono lo stesso con due settimane di ritardo, con l’approvazione della popolazione che vedeva nell’opera una forma di rinascita.
Ci sono film sfortunati, dove attori, registi, cameraman, costumiste eccetera sono morti sul set, o dopo anni. Ci sono film impossibili da girare, come se una maledizione aleggiasse. Ci sono film in cui tutto si rompe o si perde.
Anche questo, che aveva già dovuto fare i conti con una gestazione travagliata, era cominciato male, ma poi era andato avanti con gioia e solidarietà, senza altri incidenti. La sera della festa erano state stampate delle magliette con scritto davanti “I love Vallemaggia” e dietro “Becaària” e un disegno di un ragazzo che sfreccia in motorino. A un certo punto sembrava che una popolosa squadra di calcio avesse invaso la terrazza. E ancora musica e sangria, rievocazioni, abbracci, sproloqui alcolici. Andava tutto benissimo.
Poi.
“Andiamo a fare il bagno al fiume”, disse qualcuno. L’Autore era da tempo impegnato a reggersi in verticale, ma fu trascinato all’avventura, perché dentro era ancora un ragazzino come quello del suo libro e guai a tradire. Mario, Rinaldo, Katia, Davide e una mezza dozzina di altri intrepidi partirono per il fiume, che per raggiungerlo dalla strada occorreva passare da un sentiero moderatamente ripido in condizioni di forma normale, ma che divenne subito un Everest ribaltato per l’Autore. Che chiudeva la fila, con la pipa in bocca e la nonchalance dei bevitori. E saltando, perse il passo e finì a testa in giù nella scarpata, in un roveto intricatissimo e buio dal quale sembrò essere inghiottito senza che nessuno se ne accorgesse. All’Autore risuonava nella testa

Pedro Pedro Pedro
Pedro Pé

anche mentre tentava di aggrapparsi a qualcosa per non finire nel fiume. Ci mise tantissimo, udiva lontane le voci gioiose dei compagni ai giochi d’acqua. Cadde ancora, sentiva il sangue scendergli sul viso, le braccia scorticate ardevano, la pipa scomparsa, lo zaino a impedire i movimenti e Pedro Pedro a sbeffeggiarlo senza impedimenti.
Ma strisciando raggiunse il sentiero, lo risalì barcollando e infine ritrovò l’asfalto. Alla luce tipica dei lampioni alle tre di notte si toccò il volto e le mani restituirono rivoli di sangue. E partì alla volta della fontana che ricordava fosse vicina alla chiesa. Naturalmente, chiusa, nemmeno una goccia. Però c’erano i cessi pubblici. Aperti! Acqua e sangue ovunque, la carta degli asciugamani rossa come la maglia del Liverpool.
Per tornare alla casa della festa, scese la scala del cimitero e un’auto passò in quel mentre, sgasando come se avesse visto qualcuno uscire dalla tomba.

Pedro Pedro Pedro
Pedro Pé

L’Autore arrivò infine alla casa della festa, e lo aspettavano in ansia tremenda. Si misero a fargli domande.
“Hai picchiato la testa?”
“Ma dove sei finito?”
“Ti ricordi come ti chiami?”
“Chi sono io?”
(No. Boh. Sì. Non so.)
Mario aveva anche provato a chiamarlo sul telefono, ma non aveva avuto risposta e seguito dal Rinaldo se n’era andato a dormire. Anche il Regista aveva mollato da tempo. Restavano alcune ragazze che lo presero in consegna mentre il dj imperterrito lanciava hit. Katia lo fece sedere sul cesso e gli disse di togliersi la maglietta I love Vallemaggia crivellata dai rovi mentre arrivava a dare un’occhiata il marito e la cosa poteva sembrare imbarazzante. Ma l’autore flagellato cancellò le eventuali perplessità.
Rimesso in piedi e più o meno ripulito, l’Autore stava benone e bevve una birra, ma nessuna delle samaritane voleva perderlo di vista e allora lo accompagnarono a casa e la cosa finì bene, anche in modo divertente, più o meno.
Certo che se, per una congiunzione di destini, l’Autore fosse morto nel fiume, il film sarebbe stato sì (forse) maledetto, ma avrebbe raggiunto il primo posto nella classifica mondiale. E invece l’Autore è ancora vivo oggi e il film non è ancora uscito nelle sale. Non si sa cosa sia meglio.

Pedro Pedro Pedro
Pedro Pé

gene


4 risposte a “Becaària e altre storie”

  1. Solo ora mi sono arrivate le mail e posso leggere.

    Solo ora capisco il ginepraio.

    Bene sia finita così.

    Che ti importa se il fum avrebbe potuto sfondare se l’autore non ci fosse più stato

    L’autore deve esserci per incantare ancora con i suoi scritti.

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